“LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR” AL TEATRO CARCANO DI MILANO
“Le allegre comari di Windsor”, commedia esilarante di William Shakespeare scritta intorno al 1600, approda al Teatro Carcano di Milano nell’adattamento di Edoardo Erba e la regia di Serena Sinigaglia, dal 21 febbraio al 3 marzo.
La storia è semplice e divertente, due signore in età vengono corteggiate dallo stesso uomo, Falstaff, che punta al loro patrimonio e che ingenuamente pensa che entrambe si sentano l’unica sua preda. Le due donne, o meglio “comari” sono annoiate dalla loro vita matrimoniale e questa ventata di freschezza rende la loro vita più interessante. La signora Ford e la signora Page però, essendo amiche, non resistono dal raccontarsi quella che per ciascuna di loro è una dichiarazione appassionata e unica, fino a quando non scoprono di aver ricevuto la stessa lettera dallo stesso uomo. Allora, di comune accordo, decidono di prendersi la rivincita su Falstaff. La vicenda è arricchita anche dalle peripezie di Anne, figlia della signora Page, che ama il giovane Fenton, pur vedendosi invece imprigionata dalle scelte dei genitori verso due altri pretendenti. Ma come in ogni buona commedia “tutto è bene ciò che finisce bene”.
Se la versione del bardo prevede travestimenti, azioni mariti gelosi e un Falstaff imponente, l’adattamento di Erba invece si incentra su elucubrazioni, ipotesi, idee da mettere in atto a seguito della lettera di Falstaff, che non compare mai, se non attraverso la dichiarazione d’amore che ha inviato a comare Page e comare Ford, che ravviva non poco la loro vita monotona, abituata oramai ad alimentarsi di battibecchi. In scena troviamo solo 4 attrici, tutte bravissime: le immancabili comari Page (Annagaia Marchioro) e Ford (Virginia Zini), la figlia di comare Page, Anne (Mila Boeri) e la serva Quickly (Chiara Stoppa). Il linguaggio è pungente, fatto di svariate battute a doppio senso, che il pubblico apprezza, ma a volte risultano sminuenti e rischiano di rendere la figura femminile priva di quell’arguzia e intelletto che invece dovrebbe mostrare.
Le attrici sono in perfetta sintonia e notevoli nelle loro interpretazioni, in cui non manca l’interazione con il pubblico, ma forse manca di quella rivalsa o quella morale che va oltre l’immaginazione. Un’ora e venti minuti di spettacolo in cui si apprezza l’ottimo lavoro del cast, le scene di Federica Pellati e la regia di Serena Sinigaglia, che ha introdotto le musiche tratte dal “Falstaff” di Giuseppe Verdi con la fisarmonica suonata da Giulia Bertasi, che però non basta a lasciare un segno duraturo nella memoria.
Roberta Usardi