“L’Atlante delle Frontiere” – Confine e diversità
È il confine a creare la diversità o è la diversità a creare il confine?
Linee più o meno definite, nei luoghi e nel tempo, a delimitare gruppi e a regolare il passaggio, sin dagli albori, fino ad arrivare alle linee definite di oggi, quelle su una cartina geografica che – grazie o a causa delle guerre e delle espansioni territoriali, della proprietà terriera e dell’arbitrato internazionale – vanno a definire gli esatti confini naturali o artificiali tra gli Stati. Confini di terra e confini di acqua, pensiamo subito, per esempio, al Bosforo che divide la civiltà europea da quella ellenica, nel cui centro troviamo la straordinarietà di Istanbul. Ma ogni confine – che divide e avvicina allo stesso tempo – diventa frontiera; ogni spazio riesce a contenere etnie differenti che, in teoria, godono della libertà di passaggio tra un limite e l’altro (sempre basandosi sui regolamenti previsti da ogni singolo Stato), rendendo così le frontiere sfumate e indefinite.
I ricercatori francesi Bruno Tertrais e Delphine Papin – nell’attenta traduzione di Marco Aime – nel loro grandioso “Atlante delle Frontiere” (add Editore, pag. 144, euro 25) innalzano non solo quelle barriere fisiche, ma anche quelle barriere culturali, linguistiche, etniche e religiose che, sovrapposte, non coincidono mai nettamente tra di loro. Sono quella linea immaginaria dove sono appese le sorti di guerra o di pace di tutte le nazioni: uno Stato esiste perché ne esiste la frontiera! Nascono così nel tempo diatribe internazionali, dove il Belgio ha tanti pezzetti di sé in Olanda; la Spagna ha parti di sé in Francia; altri piccoli pezzi di superficie sono, invece, indipendenti per arrivare fino alla costruzione di veri e propri muri a creare quelle barriere forzate e decisive; “L’Islam ha frontiere sanguinanti” dice Samuel P. Huntington oppure, ancora, dalle parole di Leonard Cohen sentiamo che “Le frontiere sono la mia prigione”.
I sei capitoli di questo preziosissimo Atlante sono arricchiti da 41 mappe perfettamente dettagliate che ci mostrano dalle frontiere ereditate a quelle invisibili, dai muri (pensiamo alla muraglia cinese o al muro di Berlino) alle frontiere in fiamme fino ad arrivare alle curiosità frontaliere. Il mondo è pieno di frontiere: 323 su un’estensione di 250.000 km e come proprio nel caso di Istanbul si è vicini, “si sta di fronte”. Si cerca sempre di varcare i confini e il più forte tenterà sempre di espandere il proprio territorio. Ma non dobbiamo dimenticare che sono questi confini che ci danno nazionalità e passaporto e ci danno o negano i diritti di cui godiamo: elementi rilevanti e allo stesso tempo avvilenti perché ci dimostrano le nostre origini contano più del nostro essere umani.
Marianna Zito