“Last call” è il nuovo singolo di Manuel Aspidi – L’intervista
Il 5 giugno, giornata mondiale dell’ambiente, è uscito per Thomas Music & Art il nuovo singolo di Manuel Aspidi, dal titolo “Last call”, il cui ricavato andrà a sostegno dei progetti del WWF. La canzone è stata scritta da Phil Palmer e Julian Hinton con la direzione artistica di Numa. Il video è diretto e montato da Giulio Barlucchi e Pietro Beltrami. Abbiamo fatto qualche domanda a Manuel per conoscere meglio sia l’ultimo singolo sia approfondire il percorso della sua carriera.
“Last call” è un avvertimento, l’ultimo avvertimento per salvare il pianeta, mai come quest’anno è stato lampante vedere la differenza durante il lockdown: la natura si è ripresa, anche se per poco, il proprio spazio, ma ora purtroppo tutto sta tornando come prima, pensi che il messaggio positivo della canzone possa portare davvero lo stimolo al cambiamento?
Lo spero davvero tanto. La musica ha davvero un grande potere delle volte, riesce a smuovere le emozioni e le menti delle persone, al punto da sensibilizzarle al cambiamento.
Come è nata l’occasione di cantare “Last call”?
Il brano è stato scritto da Julian Hinton e Phil Palmer, quando lo ascoltai per la prima volta chiesi che l’argomento che avrei voluto trattare in questa canzone fosse proprio il nostro pianeta, la terra che ci chiama e ci chiede aiuto implorandoci di salvaguardarla. “Last Call” (“L’ultima chiamata” in italiano), racconta proprio questo. Questa è l’ultima chiamata per il pianeta, questa è l’ultima parola, non è tutto perduto, c’è tanto da migliorare, aiutiamo il mondo, facciamo il cambiamento, queste sono alcune delle frasi della canzone. Una volta pronta la canzone la mia discografica THOMAS Music & Art ha contattato il WWF raccontando loro di questo progetto e la nostra volontà di voler devolvere loro tutti i proventi delle vendite per la realizzazione dei loro progetti, e con grande amore hanno sposato il progetto.
“Last call” anticipa l’uscita di un album?
No, anche se al nuovo album stiamo lavorando per tutto il mercato americano ed europeo.
Negli anni hai esplorato diversi tipi di vocalità, da tenore drammatico a cantante pop-soul-blues, scegliendo poi la strada della musica leggera, ma hai intenzione di tornare alla lirica in futuro?
Ci tengo a precisare che la musica lirica l’ho studiata da piccolo all’età di 12 anni ma non ho mai perseguito la strada professionalmente, diciamo che la mia insegnate di canto con la quale studiavo la musica soul-pop voleva che io parallelamente mi affacciassi al mondo della musica classica perché mi sarebbe stato di aiuto nel tempo. Ed aveva ragione nonostante non volessi farla, e non perché la disprezzassi, ma sono cresciuto ascoltando la musica soul e gospel, diciamo che il genere musicale era molto lontano dalla musica lirica. Decisi comunque di seguire i suoi consigli e ad oggi le devo molto, perché è proprio grazie alla musica lirica che ho acquistato tecnica e spessore vocale.
Sei stato interprete di brani scritti da grandi autori, in inglese e in italiano: per citarne alcuni Nick Scotti per “Not like me”, Julian Victor Hinton per “Let out this light”, Niccolò Agliardi in “Che senso ha” e “Non ci aspettiamo più” e Pierdavide Carone “Notte di luglio”. A quale lingua ti senti più vicino a livello vocale e interpretativo?
Amo la musica italiana e l’Italia ma ho sempre amato e desiderato fin da piccolo cantare in inglese, sento molta più affinità con la musica internazionale, il soul, il gospel. Un genere che in italiano non renderebbe molto come nella sua lingua originale.
Essere interprete di canzoni scritte da altri non è compito facile, hai mai sentito la curiosità di scrivere brani tuoi?
Mi piacerebbe molto, ma ho l’umiltà di dire che non è un compito che fa per me al momento, scrivere canzoni non è facile, richiede davvero un grande talento, diciamo che quello che faccio io è lavorare a fianco degli autori, indicando gli argomenti che voglio trattare, suggerendo loro anche frasi, per far sì che la canzone sia cucita addosso a me.
Nel 2006 sei entrato nella scuola di Amici e dieci anni dopo, nel 2016, a The Voice of Italy, che tipo di esperienze sono state per te e cosa ti hanno insegnato?
Amici è stata sicuramente una delle esperienze più belle, all’epoca avevo solo 19 anni e a quell’età ritrovarmi catapultato in un programma di così grande successo è stata davvero una grande emozione. Con Amici ho iniziato a farmi conoscere dal grande pubblico, lo stesso che continua a seguirmi da tanti anni ormai e che mi sostiene continuamente, con alcuni ho instaurato dei rapporti bellissimi: mi spediscono regali, lettere, e sono i primi ad acquistare le mie canzoni ogni volta che le pubblico. Con Amici inoltre ho pubblicato il mio primo singolo “Soli a metà” che ebbe un grandissimo successo, vinsi molti premi importanti con questo brano, restò per quattro mesi primo in classifica e divenne una hit parade come successo italiano del 2007. Successivamente ho avuto la possibilità di fare grandi collaborazioni anche oltreoceano, ma ero arrivato ad un punto in cui avevo bisogno di una scossa e così arriva The Voice dopo 10 anni esatti dalla mia partecipazione ad Amici, diciamo che è stata per me un’onda d’urto, avevo bisogno di essere scosso e di rimettermi in gioco dopo le tantissime belle cose fatte precedentemente, il talent riesce proprio in questo, a darti quella carica emotiva necessaria a rimetterti sulla giusta strada. The Voice è stata bella esperienza: lavorare con Raffaella Carrà, una donna di grande carisma, è stato davvero istruttivo e stimolante, poi come ogni esperienza lascia un segno nel proprio percorso di vita, insegnamenti e ricordi che porterò con me sempre.
Con chi ti piacerebbe collaborare?
Ho tanti nomi, sicuramente Stevie Wonder sarebbe un sogno, Ed Sheeran, Sam Smith, e molti altri; in Italia invece con Giorgia, Elisa, Alessandra Amoroso.
Qual è un sogno che vorresti realizzare nella tua carriera musicale?
Duettare con Stevie Wonder, amo la sua vocalità le sue canzoni e il suo modo di trasmettere emozioni credo sia una delle voci più belle del panorama musicale
Roberta Usardi
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