L’ARTE DI INTERPRETARE L’ARTE – RIFLESSIONI IN STILE PIRANDELLIANO SULLA VERITÀ (FORSE)
“Così è (Forse)”, in scena al Teatro Litta di Milano dal 5 all’11 novembre, chiude la trilogia che ha portato il Teatro del Simposio a rielaborare nel suo stile grandi classici di Cechov, Sofocle e infine adesso di Luigi Pirandello. In linea con questo percorso, il “Così è se vi pare” è stato completamente rielaborato, e in questo caso totalmente riscritto, partendo dalle tematiche di interesse della Compagnia e sperimentando sia dal punto di vista registico che drammaturgico in cerca di linguaggi teatrali nuovi e stimolanti per la Compagnia stessa e per il pubblico. L’idea di partenza di Francesco Leschiera è stata di indagare il tema della Verità, centrale nell’opera scritta da Pirandello, stimolando l’autrice del testo Giulia Lombezzi ad ambientare questo “Così è (Forse)” nel mondo dell’Arte.
La vicenda narra del vernissage di una mostra che vede protagonista un’artista “senza nome” e le sue installazioni. I personaggi, tratti e ispirati da quelli originali dell’opera di Pirandello, sono stati quindi trasposti in questo ambiente (il Critico, il Curatore della mostra, la Performer, la Custode, l’Ufficio Stampa ecc.), ma ciò che è più importante sono stati inseriti in una vicenda in cui i punti di vista si moltiplicano, si confondono, si capovolgono. È un gioco a tre che coinvolge l’artista, l’opera e chi la guarda. “Mi vedi? Come mi vedi?” si chiedono e chiedono a noi, in maniera ricorrente, i personaggi. Dov’è la Verità? In scena o in platea (o nel foyer, forse…)? I punti di vista di ogni spettatore, già diversi per definizione, vengono continuamente turbati e volutamente “frullati” nel tentativo, forse impossibile, di comprendere dove accade l’azione; che come gli attori si sposta continuamente dentro e a volte fuori della Sala, fiorisce tra il pubblico, cala dalla galleria, irrompe dalle uscite di sicurezza, sorprende alle spalle gli spettatori. La realtà non è una sola, ma ha il volto scomposto e mostruoso ritratto da Bacon, o quello pluridimensionale e inafferrabile dipinto dallo stesso Pirandello nelle sue opere.
Dal punto di vista drammaturgico, soprattutto per i palati più esperti di semiotica teatrale, gli spunti sono molti. È facile perdersi, e non è escluso che questo sia uno degli intenti degli autori di “Così è (Forse)”. (Forse) si potrebbe ancora limare la durata di qualche scena, ad esempio la sfilata, per mantenere viva l’attenzione di un pubblico invece disponibile a ricevere stimoli sempre diversi e inaspettati. Bravi gli attori, nelle vesti di personaggi volutamente eccessivi e caratterizzati. “La vita o si vive o si scrive”, sostiene Pirandello. Vale la stessa cosa per questo spettacolo, che apertamente richiede (Forse) di essere visto più che raccontato.
A.B.