Larsen Premoli e il progetto “Rec It Be” – L’intervista
Da venerdì 8 maggio sarà disponibile in digital download e in copie fisiche CD “Rec It Be” un progetto musicale che vuole omaggiare il disco “Let it be” dei Beatles nel cinquantesimo anniversario dalla pubblicazione, che avvenne l’8 maggio 1970. Il progetto è il regalo che i RecLab Studios di Larsen Premoli, a Milano, ha preparato per celebrare l’undicesimo compleanno dell’attività. Abbiamo fatto qualche domanda a Larsen per andare più a fondo di questo bel progetto.
Ciao Larsen, innanzitutto vorrei che presentassi brevemente i RecLab Studios: come è nato e la sua evoluzione in questi undici anni.
Ciao! I RecLab Studios nascono nel 2009 alle porte di Milano, nella verde e simpatica Buccinasco. In questi undici anni abbiamo avuto modo di realizzare ben più di 600 produzioni, e conseguentemente di conoscere e apprezzare tantissime diversificate realtà artistiche. Una nostra caratteristica è il non omologarsi o non chiudersi a determinati ambiti, facciamo dal Jazz al Metal, dal Pop alla Fusion, con un bel centro Rock con tutte le sfaccettature del caso. In questo senso la nostra crescita oltre alle canoniche attrezzature di studio-recording-mix-mastering si sono concentrate con un progressivo ingigantimento del nostro “parco strumenti”, che oggi è senz’altro uno dei più sfaccettati e vasti a disposizione di un artista che vuole realizzare un sound-design per i suoi brani di alto profilo e ricercatezza.
I Beatles sono una tua passione e hai scelto di re-incidere il loro ultimo album, pubblicato dopo l’annuncio del loro scioglimento, nella versione “naked”, coinvolgendo 73 artisti che negli anni sono passati dal RecLab Studio. Un progetto enorme e ambizioso, che mi fa sorgere subito due domande, la prima è: di solito si festeggiano le cifre tonde, come mai hai deciso di festeggiare invece l’undicesimo compleanno?
La risposta è assolutamente semplice, ogni anno festeggiamo RecLab, e quest’anno è l’undicesimo e siamo andati a cercarci un master-pièce che portasse con sé il numero 11. Nel 2017 abbiamo fatto un progetto di re-making dell’ottavo album dei Pink Floyd, nel nostro nono anno abbiamo realizzato un piattaforma di consulenza per gli artisti, lo scorso anno per il decimo abbiamo spalmato molti eventi e iniziative nel corso dell’anno, cominciando con una festa in cui abbiamo fatto suonare quasi 40 band una via l’altra… insomma non ci annoiamo! Quest’anno è UNDICI e via con Let it Be, come sottolineavi, in versione Naked, proprio per togliersi dalle scatole tutto il sovralavoro fatto da Phill.S. con orchestre pompose e cori esterni, che difficilmente sarebbero rappresentativi del nostro organico, e se vuoi dello spirito con cui gli stessi Beatles avevano affrontato la produzione originale di quell’album nel Gennaio del 69!
La seconda domanda riguarda i Beatles e il disco “Let it be”, un disco che ha fatto la storia della musica. Li hai scelti solo per assecondare il tuo gusto e passione personale o anche per altri motivi? In altre parole, avevi valutato anche l’idea di scegliere un artista italiano o un mix di artisti italiani e stranieri? Pura curiosità, senza alcuna provocazione, anche io amo molto i Beatles…
I Beatles sono e devono essere patrimonio personale di chiunque voglia fare qualsivoglia tipo di comunicazione artistico-musicale o “raccontarsi” che lo vuol fare, e questo a prescindere dai gusti: hanno inventato e gettato le basi per tutto ciò che è venuto dopo, vanno ascoltati, studiati, e nel farlo è difficile non capiti di amarli in the end. Come prima dicevo oltre a cadere il cinquantesimo compleanno dell’album (occasione ghiottissima per celebrarlo!) rappresenta anche la fine della carriera della band, quindi una scusa per celebrarli in senso più generale. Inoltre se non consideriamo l’ordine di pubblicazione – ma quello di incisione – ecco che troviamo il numero undici, così manteniamo anche il fill-rouge precedentemente aperto con il progetto “The Dark Side of The Moon” nel nostro ottavo anniversario! La scelta di Beatles, Pink Floyd è anche caduta nella ricerca di progetti musicali dove le canzoni hanno più personalità dei performers stessi – mi spiego con un esempio: amo moltissimo anche i Queen, ma mi chiedo quanto potrebbe essere più complesso approcciare un artista come questo dovendo poi non avere la personalità di un Brian May e il timbro e la personalità di un Freddie M. dovendone affidare l’interpretazione ad un bacino molto vasto ed eterogeneo di nostri amici clienti! Vedremo… ho sempre nel cassetto idee e progetti per il futuro, e non amo ripetermi… probabilmente fra qualche anno il prossimo capitolo sarà totalmente stravolto, ma se mi parli di Italiani, perché no: un progetto Lucio Battisti mi piacerebbe da morire!
Coinvolgere così tanti artisti non è di certo facile, c’è da dividere le parti e i brani sono “solo” 13. Le sessioni di registrazione si sono svolte da settembre a dicembre, ma per l’organizzazione delle parti quando hai iniziato?
Esatto: la parte più difficile con tutti gli artisti che frequentano gli studios non è trovarli – ma sceglierli! Così per moltissime band abbiamo selezionato dei “rappresentanti” costruendo così delle band miste per ciascuna traccia dell’album. La prima fase prevede di sezionare i brani e capire per ciascun brano cosa serve (una batteria, un basso, X chitarre, X tastiere, X voci ecc ecc)… Pensare dunque chi può essere più adatto a quella parte e quello stile… e poi comunicarglielo! A metà di agosto ho fatto le mie 73 telefonate e assegnato le parti, poi dal 12 di settembre a Natale, in tante sere dopo il lavoro li abbiamo accolti uno alla volta incidendo le varie parti e realizzando video e interviste!
Nel trailer di presentazione mi ha molto colpito quello che hai detto riguardo al modo in cui il disco è stato registrato, con solo take intere, senza autotune, con i cori cantati insieme alla voce principale, come del resto venne eseguita la registrazione dell’album dei Beatles durante il loro ultimo concerto, quello sul tetto. In più il passaggio su bobina analogica, cosa oramai ritenuta deluxe. Un lavoro estremamente meticoloso e alla vecchia maniera, una scelta voluta per rispettare il disco originale?
Guarda, è in primis una cosa avvenuta per la grande preparazione con cui i protagonisti si son presentati in studio, mediamente tutti si son fatti la loro registrazione da capo a piedi, e di molte abbiamo tenuto la primissima con grande soddisfazione! Come si fa a riprodurre un disco senza sovraincisioni, dove il miraggio era sostanzialmente scegliere il volume di ogni traccia e se metterlo a sinistra al centro o a destra per poi riversare tutto su un nastro magnetico? Ho pensato che facendo così sarebbe stato ovvio, e così è stato… L’abbiamo postprodotto – non scherzo – in meno di una giornata. La nostra filosofia in studio è sempre quella – a prescindere dai Beatles – puntiamo tutto sulla qualità del suono in ripresa e sul catturare registrazioni fantastiche, il mixaggio vien da sé, e se un ingrediente è buono non hai necessità di nasconderlo con eccessivi pasticci, effetti ecc ecc… Ho deciso che la bobina unica da cui poi sono stati digitalizzati i CD e le tracce per i digital store sarà presto all’asta online!
Sul canale YouTube del RecLab Studio c’è il backstage delle registrazioni, il film documentario, in cui i musicisti raccontano la genesi della composizione del brano per il quale hanno suonato e anche come è stato suonare per questo disco; i musicisti sono di tutte le età e colpisce il profondo coinvolgimento che hanno intrapreso prima di passare alla registrazione. Hai dato suggerimenti per prendere parte a questo progetto?
Come “Let it Be” usci nei cinema come film che racconta il mese di registrazione dei Beatles, anche Rec it Be è oltre che un remake-album un film-documentario! Ho voluto raccontare quel capitolo della storia dei Beatles, che è uno di quelli – anche per via dei rapporti che iniziavano a sgretolarsi – meno raccontato e rappresentato anche dalle documentazioni ufficiali (si pensi che Let it Be è proprio l’unico film mai digitalizzato e pubblicato – se ne potrebbe attendere una versione redatta da Peter Jackson proprio nei prossimi mesi in occasione del cinquantesimo, ma tutto è in stand-by!). Ho riletto molto durante quest’estate e ho preparato una paginetta di appunti legati a ciascun brano da consegnare come una piccola linea-guida a ciascuno dei “gruppi” costituiti attorno a ciascuna canzone, e ognuno è poi andato a braccio davanti alla telecamera. A Gennaio ho messo tutto assieme ed è uscito un bellissimo cine-documentario di due ore, che stiamo appunto pubblicando a puntate, e che il 9 Maggio andrà in onda integrale in versione Director’s Cut sulla pagina facebook.com/reclab per festeggiare il 50°!
Per le parti vocali, ci sono interpretazioni personali che, a mio parere, danno un valore aggiunto e anche l’idea che non sia solo una riproduzione, ma anche un “cinquant’anni dopo” con tutto quello che è successo a livello storico, hai dato carta bianca quindi per le parti cantate?
Per me è fondamentale sottolineare che se ho scelto ciascuno per ciascuna parte è perché ritengo che quel brano, quell’assolo, quella melodia, sarebbero non solo interpretate ma valorizzate da chi ha ricevuto la parte! Sono particolarmente entusiasta di tutti i cantanti e ogni volta che chiudevamo un pezzo la soddisfazione per sentire concretamente l’idea che mi ero fatto di una “Don’t let me down” immaginata con la voce di Orazio Nicoletti, o di “I me mine” interpretata da Giulia Osservati e così via, è stata grande. Ogni brano ha trovato i giusti performer, e per quel che concerne la mia soddisfazione personale mi sento di aver centrato tutte le previsioni e tutti gli obiettivi! Il rispetto per la parte non è stato neanche necessario sottolinearlo, ciascuno ha avuto la sensibilità di restare nel seminato impreziosendolo con la propria personalità senza mai strafare.
Il disco avrebbe dovuto essere presentato dal vivo il prossimo 9 maggio al Legend di Milano con tutti i musicisti presenti nel disco e altri ospiti a sorpresa, so che il concerto è stato rimandato a data da destinarsi. Ti era balenata l’idea di organizzare una sorta di “concerto sul tetto” come fecero i Beatles?
L’aspetto paradossale è che per quanto sia ovvio a tutti che il 9 Maggio non sarà possibile tenere il concerto al Legend dovremo attendere un decreto che proroghi oltre il 3 Maggio l’impossibilità di svolgerlo. In ogni caso tutti coloro che hanno il biglietto lo tengano stretto, perché fisseremo una data più avanti quando sarà tutto sicuro e sereno per poterlo svolgere… perché in particolare l’evento che abbiamo pensato non può prevedere alcun distanziamento sociale, ma anzi, sudore, abbracci, e tantissima gioia nell’abbracciarci tutti! Come dicevo poc’anzi non lasceremo che il silenzio si sostituisca al nostro concerto, quindi andremo online con una serata cinema con il nostro Rec it Be in diretta Facebook, e già da oggi è possibile ricevere a casa il disco, le magliette e tutto il merchandising facendo offerte sulla piattaforma che abbiamo ultimato e registrato in totale sicurezza su reclab.it/recitbe
Qual è il brano del disco a cui sei più legato?
Che domanda infame ahahahah, una volta mi han chiesto di fare una selezione di brani dei Beatles, e dopo due ore di scrematura ero ancora a 75 ahahahha! Scherzi a parte, sono sicuro di aver fatto un lavoro riuscito perché non saprei risponderti. Giusto mezz’ora fa stavo facendo una cernita di 4 brani per una trasmissione a cui sono stato invitato a partecipare, e alla fine ho rinunciato, ho mandato al regista tutte e 13 le tracce e gli ho chiesto di scegliere. Sono ugualmente e diversamente soddisfatto in modo assoluto per ciascuna traccia di questo disco – e non è una risposta gigiona – mi capita così raramente che voglio proprio godermi la sensazione di non saper rispondere!
Roberta Usardi