“L’anima dei fiori. L’edelweiss. La mimosa. La gardenia. Il fior d’arancio. La ginestra. Il mughetto. L’iris. La gaggia. La dalia” di Matilde Serao
Un “piccolo gioiello dimenticato”, “L’anima dei fiori. L’edelweiss. La mimosa. La gardenia. Il fior d’arancio. La ginestra. Il mughetto. L’iris. La gaggia. La dalia” (Edizioni Spartaco, pp. 88, euro 13) di Matilde Serao, parole in prosa lirica che diventano un vero e proprio invito ad amare i fiori, a coltivarli nel proprio giardino e inebriarsi del loro profumo.
In questo sesto volume troviamo un “bouquet di nove varietà floreali” come le definisce Donatella Trotta nella sua ricca e dettagliata prefazione. “Un quadretto composto” che offre al lettore nuove atmosfere, riflessioni, ricordi sogni e poesie che “conservano intatto l’aroma del tempo” della scrittrice, e ancora la fugacità della vita e dell’amore. Non solo. In queste pagine troviamo anche l’Impero del Sol Levante e altri riferimenti orientalisti cari alla Serao. Ed ecco allora l’edelweiss “il fiore argenteo delle Alpi, quella stella vellutata e candida”, il fiore nobile e bianco per eccellenza ma senza profumo; le mimose “così vivide nella loro tinta gialla, così odorose e acutamente odorose”; la gardenia “di un bianco voluttuosamente candido”, con un profumo irresistibile; il fior d’arancio “bianco e gentile e castamente passionale olezza”, portando buon augurio nelle nozze; la ginestra “piccolo fiore giallo, odorosissimo, dai petali teneri”, a ricordare i poeti; il mughetto “il piccolo fiore niveo”, delicato e tenue; l’iris “soave nome di fiore che tanto sta bene a una donna”; la gaggia “piccoletto e vivido fiore giallo”, amato dalle massaie e dalle madri di famiglia; la dalia, un fiore per nulla bello ma che insieme alle altre dalie forma in un giardino “un quadro colorito di rosso cupo, di un giallo vivo, di un bianco latte, di altre tinte più vivide e più smorte”.
Edizioni Spartaco ripubblica dopo più di un secolo, integralmente, – ma suddiviso in piccoli volumetti – questo capolavoro poetico dimenticato, grazie alla nipote dell’autrice Adriana Taglioni Gherardini e alla delicata curatela della giornalista e scrittrice Donatella Trotta. Non passa, ancora una volta, inosservato il floreale e tenue acquerello di copertina dell’artista Angelo Maisto che riproduce le linee dell’animo di Matilde Serao, che scrisse questo “composizione” in un periodo poco felice della sua esistenza, dando vita a fiori come dono, come segno di amicizia e come rifugio e serenità dell’animo.
Marianna Zito