“L’anima dei fiori. Le violette” Il “piccolo gioiello dimenticato” di Matilde Serao
“Le viole sono dei fanciulli scalzi” – Rocco Scotellaro
Un “piccolo gioiello dimenticato”, “L’anima dei fiori. Le violette” (Edizioni Spartaco, pp. 63, euro 12) di Matilde Serao, è il terzo volumetto di un capolavoro poetico dimenticato, che rivede la luce dopo più di un secolo, integralmente, ma suddiviso in piccoli volumetti grazie alla nipote dell’autrice Adriana Taglioni Gherardini e alla delicata curatela della giornalista e scrittrice Donatella Trotta, che ne scrive le ricche e dettagliate prefazioni, definendo l’opera “una memoria necessaria” per ognuno di noi.
Le violette. Un fiore virtuoso ci spiega subito Donatella Trotta. “Un fiore che ha bisogno della umanità” lo definisce Matilde Serao. Fiore e simbolo, con una moltitudine di significati e di qualità, con un’essenza che si perde sul corpo e nell’aria. Fiori fragili, da sempre celebrati dall’arte, dalla musica e dalla letteratura perché detengono in loro il ricordo e il profumo del passato, “simbolo immortale, tutta la poesia delle cose passate, dei tenaci ricordi, delle profonde commozioni”, e ancora la nostalgia e il perduto amore.
“Ricordi sbocciavan le viole/con le nostre parole/‘non ci lasceremo mai, mai e poi mai’/Vorrei dirti ora le stesse cose/ma come fan presto, amore/ad appasir le rose/così per noi” – Fabrizio De Andrè
“Cari fiori gentili”, eleganti, semplici e innocenti. “Un fiore amico degli uomini”, fedele e in grado di condurci anche verso ciò che ci attende, oltre. “Sono i fiori dell’amore e del dolore, dell’amicizia e della tenerezza, di chi sparisce e di chi resta, di chi spera sempre e di chi non spera più!”
Continua in copertina il floreale e tenue acquerello “Aspettando le viole” dell’artista Angelo Maisto, che riproduce le linee dell’animo di Matilde Serao, che scrisse questo “composizione” in un periodo poco felice della sua esistenza, dando vita a fiori come dono, come segno di amicizia e come rifugio e serenità dell’animo.
Marianna Zito