“L’anima dei fiori. Il mandorlo. Il gelsomino. Il papavero” – Il “piccolo gioiello dimenticato” di Matilde Serao
Un “piccolo gioiello dimenticato”, “L’anima dei fiori. Il mandorlo. Il gelsomino. Il papavero” (Edizioni Spartaco, pp. 60, euro 12) di Matilde Serao, è il quarto volumetto di un capolavoro poetico dimenticato, che rivede la luce dopo più di un secolo, integralmente, ma suddiviso in piccoli volumetti grazie alla nipote dell’autrice Adriana Taglioni Gherardini e alla delicata curatela della giornalista e scrittrice Donatella Trotta, che ne scrive le ricche e dettagliate prefazioni, definendo l’opera “una memoria necessaria” per ognuno di noi.
Il mandorlo, il gelsomino e il papavero, “un trittico di fiori semplici”, li definisce sin da subito Donatella Trotta, belli ed evocativi. Fiori da frutto o per semplice ornamento, ma sempre a rappresentare la vita e l’arte attraverso la figura delle donne. Matilde Serao ci offre un’“osservazione naturalistica” anche di questo nuovo trittico, che ci riporta in preziose metafore, in una “poetica delle piccole anime”.
Il mandorlo al calar del sole d’inverno, non sopporta buio e tristezza. È morto il sole? Soffre e attende fino al sopraggiungere di febbraio, per fiorire, ridonando desideri e speranze di vita e di amore, per poeti e sognatori. Un amante “giovane e tenero, impulsivo e speranzoso”.
“Oh lettrici! Se in febbraio voi vedrete che, dovunque, i mandorli sono fioriti, voi direte che, per fortuna, il sole non era morto e non era morto l’amore”.
Il gelsomino, un fiore piccolo, gracile, candido e dalla vita fugace: una profumata inebriante e fresca di poesia floreale, carezzosa di giorno e profonda di notte, fonte di sogni.
“La gentilezza di questo leggiadro piccolo fiore, così puro di colore, così live sullo stelo lieve, circondato da lievi foglioline verdi, è così carezzosa all’occhio stanco del soverchio sole, della soverchia luce!”.
Il papavero rosso, selvatico, ha un odore ingannevole, soporifero e perciò non bisogna leggere o addormentarvisi vicino perché potrebbe turbare cervello e cuore.
“Il papavero è stato assimigliato al sangue che rosseggia sui campi di smeraldo: ma esso è anche il fiore della vita, della vita agreste, irrompente, fervida, gioconda.”
Continua in copertina il floreale e tenue acquerello dell’artista Angelo Maisto, che riproduce le linee dell’animo di Matilde Serao, che scrisse questo “composizione” in un periodo poco felice della sua esistenza, dando vita a fiori come dono, come segno di amicizia e come rifugio e serenità dell’animo.
Marianna Zito