“L’angelo custode. Un’indagine di Woodstock” di Leo Giorda
“Immagino che questa sia una delle cose che non avrei dovuto rivelarle. Sebastiano, il bimbo che avete ritrovato, non è l’unico, purtroppo. Altri tre prima di lui sono scomparsi. Non erano di questo istituto, ma sono in buoni rapporti con le altre superiore e mi hanno raccontato la stessa storia.”
Roma, nel cuore del quartiere San Lorenzo, una raccapricciante scoperta sconvolge la tranquilla routine estiva del commissariato di San Giovanni: ovvero il ritrovamento del piccolo cadavere di un bambino nei cassonetti del quartiere. A svolgere le indagini sarà il vicequestore Giacomo Chiesa, uomo irruento e dotato di spiccata arroganza, dedito al lavoro tanto da farsi terra bruciata nella vita privata sacrificando amicizie e affetti familiari. Dell’omicidio viene subito accusato il pianista Claudio Gatto che, a causa di una precedente condanna per pedofilia e a causa della vicinanza del suo domicilio al luogo del crimine, sembra essere l’indiziato perfetto. Gatto per scagionarsi si rivolge al più improbabile degli investigatori privati
“ «Allora, questo hippie, lo chiamano Woodstock. […]»
«Comunque, Woodstock è un personaggio particolare» continuò Poda. «Io l’ho conosciuto un paio d’anni fa. A primo impatto sembra un normalissimo tipo dai centri sociali, capello lungo, codino, felpona, pantaloni larghi. […]
Nota i dettagli che agli altri sfuggono […] ”
Nel romanzo “L’angelo custode. Un indagine di Woodstock” (Ponte alle Grazie, Collana Scrittori, pp. 272, euro 16) l’autore Leo Giorda inventa un investigatore davvero originale, Woodstock – hippie fuori tempo massimo, scapestrato – che si muove sulla scena delle piazze, dei locali e degli ambienti giovanili. Ha una caratteristica particolare quando fa uso di droghe diventa capace delle più acrobatiche deduzioni: “una specie di Sherlock Holmes tossico”. L’investigatore bizzarro mette le proprie abilità al servizio dei disgraziati, a cui nessuno mai presterebbe aiuto.
Woodstock accetta l’incarico e si getta nell’indagine per scagionare Claudio Gatto finendo per incrociare la strada del vicequestore Giacomo Chiesa che capisce di dover collaborare con l’insolito investigatore – Adriano Scala in arte Woodstock – per catturare il colpevole.
“La persona che sto cercando ha una predilezione per il teatrale. Mi conosce… sa dove vado a bere, sa che sto lavorando al caso, da quali libri leggo. Voleva che IO mi imbattessi in quella scena raccapricciante.”
È proprio grazie alle intuizioni di Woodstock che il caso viene risolto: nell’infanzia di Adriano Scala è avvenuto qualcosa che lui ha provato a rimuovere, ma che ora viene fuori in modo prepotente ed è al centro della macabra vicenda.
Gli ingredienti del romanzo sono tanti e ben distribuiti lungo l’arco della storia, che si apre con un crimine che inevitabilmente cattura l’attenzione e la curiosità del lettore fin dalla prima pagina. Il racconto ruota intorno ai tre protagonisti e risulta avvincente e coinvolgente, invogliando il lettore a stare al passo con le indagini nonché lo invoglia a conoscere le motivazioni che spingono il killer ad agire con tanta crudeltà. L’autore mette in gioco diversi temi su cui riflettere: i segreti del Vaticano, la psicologia umana, la pedofilia nonché l’ingiustizia della magistratura. A fare da cornice una Roma verace, la Roma dei quartieri – dove in ogni quartiere si incontrano segreti nascosti – degli spacciatori, degli operai. Leo Giorda nella storia riesce a calibrare ironia e drammaticità rendendo la lettura più scorrevole e piacevole. “L’angelo custode” è consigliato a tutti gli amanti del giallo.
Rina Spitaleri