“L’AMORE E ALTRE PAROLE” DI CHRISTINA LAUREN
Tu, sei il mio tutto…
In “L’Amore e altre parole” di Christina Lauren (Leggereditore, pp. 253, euro 16) è Macy Soresen a raccontare la sua storia. Pediatra, convive con un famoso artista, vive una vita in funzione del lavoro che svolge, ma oltre la sua esistenza è piatta, senza sorprese, avvolta dal limbo della quotidianità. La sua relazione è fatta di sesso e nessun altro coinvolgimento. Incontra un’amica in un bar, durante una pausa di lavoro, quando sta quasi per salutarla, alza lo sguardo, e lo vede, lui la sta guardando, l’impatto è violento, si sente risucchiare dalla voragine, percepisce sulla pelle il vuoto. E così ha inizio la sequenza di jump in time fra un presente doloroso a causa degli undici anni di vuoto e di ciò che ne è stata la causa e il passato, dolce, discreto, puro, perso per sempre.
Il tema affrontato sembrerebbe quasi banale, l’amore. Tema ricorrente nei romanzi, ma che ha connotazioni diverse, infatti, qui non si racconta di una storia d’amore ma dell’amore per eccellenza, in tutte le sue sfaccettature, da quando si affaccia discreto, quasi in punta di piedi e lo si nega increduli, quasi come se fosse una cosa impossibile, quasi come se non lo meritatissimo, a quando, ormai come un cancro si è radicato all’interno, ma la vita ha deciso per noi che non dobbiamo viverlo ancora, e allora trasuda dolore.
Macy è testimone da bambina dell’amore che vivono i suoi genitori, e già da allora non spera altro per sé che un grande amore come il loro. “[…] il corpo incurvato su quello di lei. Le sue braccia diventavano una coppia di parentesi, a racchiudere una frase segreta e dolcissima […] L’idea che l’amore potesse essere meno che assoluto non mi era mai passata per la testa. Nonostante fossi una bambina, sapevo che avrei mai voluto nulla di meno”. Poi quando perde la madre le resta Duncan, il padre pieno di dolore ma intenzionato ad andare avanti per la sua bambina. E poi arriva Elliot e l’universo di Macy si amplia, due adolescenti in simbiosi che fanno di una cabina armadio il loro universo stellato, sono in continua crescita nei sentimenti che li uniscono, nella maturità, amicizia, nell’abbattere il dolore nella quotidianità, nelle idee, nei loro corpi finché dopo aver trascorso gli anni più belli della vita aspettando i fine settimana con l’ansia e il desiderio di rivedersi Elliot ammette di amarla. “Ammettere rendeva i sentimenti più intensi perché dava loro spazio per respirare. Ammettere portava ad amare, e ammettere di amare è come legarsi ai binari del treno”.
Elliot intuisce per primo di aver trovato l’amore della sua vita. Quando Macy se ne rende finalmente conto di quello che prova è il destino a decidere tragicamente per loro. Ma è tutto veramente perduto per sempre? Come si può cancellare qualcosa che ha impregnato per sempre l’anima?
Tu… Tutto.
È faticoso concludere la lettura del romanzo, poiché
la malinconia che ne trapela, unita al rivivere parola per parola periodi
idilliaci come l’adolescenza, trasmettono una sensazione di vuoto, quasi come
se fossimo lì, come dei testimoni, a puntare i piedi per far rallentare la
narrazione. Ma è la fine del romanzo ad aver sancito la sensazione di
vuoto, data dalla consapevolezza di non poter avere un domani con loro, con le
loro domande impertinenti.
Parola preferita? Tu.
Si, l’amore trasuda, la passione coinvolge il lettore,
facendo spaziare la sua mente ai suoi tempi lontani, quelli dell’amore, della
giovinezza, che mai più ritornerà.
Macy ed Elliot riusciranno mai ad abbattere gli ostacoli che
il tempo e il dolore hanno innalzato sul loro amore? Chissà.
Marisa Padula