“L’amore del cuore” esplode al Teatro Vascello
“Vola, colomba bianca, vola
Diglielo tu
Che tornerò
Dille che non sarà più sola
E che mai più
La lascerò”
Fino al 23 maggio il Teatro Vascello di Roma ospiterà in prima nazionale “L’amore del cuore”, estratto da Blue Heart di Caryl Churchill, un progetto Compagnia Lacasadargilla, con la regia di Lisa Ferlazzo Natoli – vincitrice del premio UBU e della critica come miglior regia con When the Rain Stops Falling.
Sono quattro i personaggi sono su una scena scarna – un tavolo, tazze e teiera, delle sedie, un appendiabiti con cardigan appesi e cinque microfoni sparsi – e, tutti loro, aspettano. Aspettano il ritorno di Susy (Angelica Azzellini), di cui sono rispettivamente la madre Alice (Tania Garribba), la zia Maisie (Alice Palazzi), il padre Brian (Francesco Villano) e, per ultimo, il fratello Lewis, un impeccabile Fortunato Leccese, a personificare un giovane dedito all’alcol e abbattuto dai suoi dilemmi esistenziali. Ma non solo, sempre Fortunato Leccese è quella voce fuori campo che manovra i personaggi e – con essi – l’intera storia, spezzettandola e ricomponendola, senza mai concluderla e illudendo lo spettatore, in attesa anch’egli che si compia l’inaspettato. E poi c’è Susy, sgargiante di rosso e luminosa, in lontananza. Un’attesa beckettiana li sovrasta e li logora, avvolgendo questa famiglia in una tragedia domestica dove, a turno, ognuno ora è vittima ora carnefice.
Ed è proprio mentre aspettano che comincia a svilupparsi e, a tratti, consumarsi il dramma. Un dramma che si interrompe per riprendere subito dopo, si ritorna subito indietro a risanare l’errore o a ricominciare tutto dall’inizio, con sfumature differenti, quasi a condurci verso un finale migliore (o peggiore) di quello che ci aspettiamo, dove a richiamarlo e reinventarlo sono parole o gesti sbagliati che improvvisamente destrutturano tutto, facendo cadere i personaggi nel baratro, per fa sì che si rialzino ancora, a capire cosa sta accadendo. Sempre nell’attesa. Sempre aspettando Susy. Ed è sempre nell’attesa di questo ritorno che il passato sbatte in faccia il proprio conto a tutti i personaggi, nessuno escluso.
Caryll Churchill gioca con la parola e con i movimenti del corpo e il risultato è una resa strepitosa, coinvolgente e a tratti esilarante degli attori che padroneggiano la scena. Ma, nonostante tutto avremo il tempo per riflettere, sorprenderci, spaventarci e ricomporci. E avremo il tempo per ricominciare, ancora una volta, dall’inizio.
Marianna Zito