“L’amante di Barcellona” – Il viaggio di Care Santos
C’è una storia sommersa sotto la polvere delle infinite copie e carte accumulate nell’antica libreria Palinuro. È la storia di un libro perduto, prezioso ed enigmatico, dal titolo scandaloso: Memoires secrets d’une femme publique. Sparito nel nulla, e dopo due secoli non è stato ancora ritrovato.
“La porta del negozio di Róges era Di legno scuro, a vetri, e sull’insegna c’era scritto LIBRERIA PALINURO. Sotto, a lettere dorate, corrose anche loro da un cancro, quello del tempo, un motto che faceva sorridere quanti si fermavano a leggerlo: libri letti. Né vecchi né usati”.
La porta della libreria Palinuro è il varco da cui si viene proiettati, nella Barcellona dell’Ottocento, in uno scenario fatto di intrighi, perfidie, mistero e soprattutto di libri rari. L’aria che si respira è rarefatta, densa di polvere e profuma di carta ed inchiostro.
“L’amante di Barcellona” (Salani Editore, pp. 667, euro 19,80) di Care Santos è un viaggio in una Barcellona con le mura di cinta, con politici che, come il più attuale dei cliché, fanno orecchie da mercante dinanzi alle richieste di un popolo che ha fame e che si sente oltraggiato da tanta indifferenza. Affollata, compromessa, focolaio di malattie è questa la Barcellona che nonostante tutto continua ad attrarre gente e che non smette di sognare. “Perché per sognare non serve il permesso di nessuno”.
Nel romanzo, così come si descrive la moltitudine di gente che affolla le strade della città, si delinea la molteplicità dei personaggi narrati: dall’arguto giovane bibliofilo Brancaleone, alla giovane e innocente Carlota, per giungere alla malata perfidia del frustrato Néstor Pérez de Leòn da cui scaturisce tutto il male descritto nel romanzo. Il memoriale viene rubato al suo custode – non si è mai proprietari di un libro – “la cosa più terribile quando ti rubano certe cose è che insieme si portano via anche la tua anima. E l’anima di un uomo è piuttosto complessa, non credete? Non fidatevi mai di ciò che è troppo semplice” – “la virtù più grande di un buon collezionista è la pazienza. Pazienza di aspettarli, perché i libri sono capricciosi e alle volte si prendono il loro tempo o appaiono all’improvviso, quando ormai è troppo tardi per chi li desiderava”.
Il linguaggio utilizzato per il passato è articolato, complesso, come a ricordare e ad argomentare ciò che erano le usanze dell’epoca. Il linguaggio utilizzato nei dialoghi e nelle descrizioni del tempo attuale è semplicistico, a volte banale, quasi come a voler rimarcare il divario tra la cultura del passato dei ceti sociali che potevano permettersela, contro quella attuale aperta a tutti e per questo scarsamente considerata. “L’amante di Barcellona” è sicuramente un romanzo che si legge, ma senza fretta, in quanto solo il tempo permette di metabolizzarne i contenuti. A causa di superflui jump in time, si perde, a volte la verve di voler giungere alla fine. I libri scomparsi e Barcellona stessa hanno l’ambire di voler ricordare altri romanzi, ma quella è un’altra storia. Ma, tutti noi possediamo molteplici interessi, che a volte ci accomunano ed altre volte solcano il divario e, proprio per questo bisogna leggere e fare considerazioni proprie sugli argomenti trattati.
Marisa Padula