La voce dentro: mille pezzi di un unico puzzle
“La voce dentro” (NN Editore, pp. 249, euro 19) di Frances Leviston, poetessa e scrittrice inglese, è stato inserito dal Guardian tra i migliori libri del 2020.
“O forse, pensò, forse era semplicemente che non gli voleva bene. Si può conoscere molto a fondo qualcuno e tuttavia non volergli bene. La familiarità non genera disprezzo, ma associazione. Implicazione. L’amore è qualcos’altro: un radicale libero, una grazia vagante impossibile da prevedere o produrre deliberatamente.”
Claire è una presentatrice televisiva che manda all’aria la sua prima intervista importante; Claire assume l’assistente robot Patience perché si prenda cura della madre anziana in sua assenza; Claire è una fidanzata assente e distaccata, che affida a un diario le sue insospettabili avventure sessuali; Claire è una figlia in rotta con la madre; Claire è un’adolescente che fa la baby sitter e altre cose che non dovrebbe, o forse sì proprio perché è un’adolescente; Claire è un viaggio in Grecia di molto tempo prima da ricordare; Claire è una bambina in una camera con la madre che l’aspetta al piano di sotto; Claire è una tesi sul feltro rifiutata e un rapporto complicato con la famiglia; Claire è il vestito per un matrimonio da cucire e i conflitti che si porta dietro; Claire è ambizione pura.
Le dieci protagoniste di queste storie brevi si chiamano tutte Claire. Hanno età e vite diverse. La loro voce non è immediata, è difficile ogni volta abbandonare uno dei personaggi ed entrare in quello successivo. Soprattutto perché la Leviston crea una confusione intenzionale, ripetendo nelle varie storie gli stessi posti, gli stessi ambienti, quello della famiglia e dell’università in primis, addirittura esperienze affini, come la relazione di un’adolescente con un insegnante più grande e con l’approvazione dei genitori.
Ma è funzionale al tutto, a ricostruire un unico puzzle attraverso i suoi mille pezzi, a quelle voci dentro che portano a deviare il corso della propria vita, in cerca di autostima e identità, nel senso di autodefinizione, di riconoscersi nelle proprie scelte.
Una lettura che può diventare un viaggio personale, con la possibilità di riconoscersi in una, più o nessuna delle Claire protagoniste. Una disamina dell’animo umano, femminile nello specifico, il cui filo conduttore è la condizione critica, che non a caso è anche il titolo di una delle storie, delle varie Claire. Una condizione vissuta e percepita rispetto agli affetti, alle relazioni umane, al contesto lavorativo, ai ricordi del passato, a se stesse. Il tutto, in una polifonia di voci a volte in contraddizione le une con le altre.
“Per molto tempo, Claire sostenne che se arrivi a conoscere molto bene qualcuno, chiunque, allora in un certo senso inizi ad amarlo. L’amore è u ingrediente della familiarità. Non ha molta importanza con chi riesci a raggiungerla. Non è necessario che abbiate cose in comune.”
Laura Franchi