LA “VOCAZIONE” DI DANIO MANFREDINI AL TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO DI ROMA
Un omaggio.
Una celebrazione.
Un’apologia.
In scena presso il Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma nei giorni 22/23/24 marzo 2019, lo spettacolo “Vocazione”, ideato, diretto e interpretato da Danio Manfredini, che viene splendidamente accompagnato in scena dal bravissimo Vincenzo Del Prete, altro non è, per l’appunto, che un potente faro puntato sulla figura dell’attore teatrale, dell’artigiano attore che dedica tutta quanta la sua vita a creare in spazi angusti, spesso poco illuminati e mal arieggiati, momenti di vita artefatta atti a migliorare quelli reali dei numerosi avventori che di volta in volta decidono di abbeverarsi alla sorgente, nonostante tutto, inesauribile del Teatro. Un atto d’amore che non conosce confini, una dichiarazione immortale di fedeltà alla causa che i due attori perpetrano per tutta quanta la durata della messa in scena (1h15’) non risparmiandosi mai, neanche per un secondo, neanche in un respiro, in un turbine allo stesso tempo ordinato e vorticoso di cambi d’abito, ambientazioni, emozioni.
Passando, in ordine sparso, dallo struggente incontro finale tra Nina e Kostja nel IV atto de “Il gabbiano” di Anton Cechov al duello casalingo de “Un anno con 13 lune” di Fassbinder, per poi immergersi nelle atmosfere scespiriane attraverso “l’essere o non essere” amletiano e l’atmosferico monologo del III atto di “Re Lear”, facendo in seguito un salto nell’accesso scambio di vedute madre-figlio de “Lo Zoo di Vetro” di Tennessee Williams, Danio Manfredini e Vincenzo Del Prete tracciano una linea retta che attraversa la storia del teatro e la vita dell’attore in missione durante tutta quanta la sua esistenza. Aver scelto o esser stati scelti per assolvere un compito laico che impasta a piene mani nell’ambito della spiritualità più vera: “Questo il lavoro dell’interprete, dell’uomo di teatro, mortificato nell’ego per regalare vita a partire da sé e fuori da sé, per sempre, fino alla fine, anche quando le forze stanno per venire meno definitivamente, erose dalla stanchezza o dall’avanzare dell’età”.
Una condanna senza appello, senza revisioni, se non al costo di rinunciarvi per sempre. Senza nessuna via di mezzo. Una visione del teatrante pura, mistica, reale, sporca, mitica. Un abbraccio, una carezza. “Vocazione” è tutto questo. Gli attori vi si riconosceranno. Gli altri , considerati i prolungati e scroscianti applausi, apprezzeranno.
Giuseppe Menzo