La vita di Maria Callas nel lavoro di Tom Volf
“… Cantare, per me, non è un atto d’orgoglio, ma solo un tentativo d’elevazione verso quei Cieli dove tutto è armonia”.
Tom Volf, fotografo e regista, cofondatore del Fonds de Dotation Maria Callas di Parigi, è uno dei più grandi esperti e conoscitori della cantante, a cui ha dedicato la pellicola Maria by Callas. Dopo cinque anni in giro per il mondo, percorrendo più di dodici paesi per incontrare le persone care a Maria Callas, raccogliere foto, film e lettere, con lo scopo di “trovare la tua verità, di mostrarti per come sei”, compie uno studio che ha come obiettivo quello di allontanarsi dalle dicerie, di onorare il nome della cantante lirica e che ha la missione di creare un progetto, fare scoprire la sua arte alle future generazioni, attraverso libri, mostre, film e registrazioni inedite. Questo volume “Io, Maria. Lettere e memorie inedite” (Rizzoli, 2019, pp. 560, euro 21) è il culmine di questo lavoro.
Un viaggio intimo che attraverso questi scritti provenienti da amici e archivi privati ricostruisce, pezzo dopo pezzo, la vita della Callas, inclusa la cronologia integrale delle esibizioni, concerti e registrazioni. E, in questo modo, Tom Volf compone i pezzi di quella biografia che la Divina avrebbe voluto scrivere di suo pugno, per sopperire a tutte le menzogne dette sul suo conto. Corrispondenza ritrovata principalmente in due lingue, inglese – qui tradotto da Gustavo Visentini – italiano, la sua lingua di adozione, e qualche testimonianza anche in francese e in greco.
Si comincia con le “Memorie” (1923-1957), dettate in italiano all’amica giornalista Anita Pensotti tra il 1956 e il 1957, perché improvvisamente “a furia di lasciar parlare gli altri, mi trovo a essere al centro di innumerevoli pettegolezzi che stanno facendo il giro del mondo”. Anna Maria Cecilia Sophia Kalos nasce nel 1923 nel cuore di New York, da genitori greci. Sin da subito si rivela un enfant prodige dedita al canto, molto insicura, ma con l’ambizione di diventare, un giorno, una grande cantante lirica, cominciando così a calcare le scene alla tenera età di quindici anni al Teatro Reale dell’Opera di Atene, prima di trovarsi nella miseria della guerra e custodendo sempre con sé il sogno dell’Italia e della Scala. Sogno che si avvererà soprattutto grazie alla maestra spagnola Elvira de Hildago che la formò con la disciplina del belcanto, iniziandola a un timbro di voce leggero, fino al suo naturale sviluppo del registro acuto di soprano drammatico (vedremo nel saggio finale di questo libro, che Celli userà la definizione di soprano drammatico d’agilità); e al grande direttore d’orchestra Tullio Serafin, grazie al quale amplia il belcanto per combinarlo con note, espressioni, gesti, pause e ritmo: sarà lui a insegnarle il significato dell arte. Arriva finalmente il momento del debutto in Italia. È il 1947, all’Arena di Verona, dove incontrerà Giovanni Battista Meneghini, suo futuro marito.
A questa prima parte di brevi memorie, seguono più di 300 lettere scritte tra il 1954 e il 1977, che Tom Volf ha raccolto minuziosamente per il mondo, grazie agli amici della Callas. Lettere che seguono un ordine cronologico, delineando un quadro generale della sua vita, ricostruibile grazie alle memorie con cui si apre il libro. Alla fine di ogni lettera sono appuntate le date delle esibizioni, indicando così una cronologia anche della sua vita artistica in giro per l’Italia e per il mondo. Ed ecco le lettere scambiate con la cara maestra Elvira de Hildago, Eddie Bagarozy, il marito Titta, il caro amico newyorkese Henry Dardick, il suo padrino Leonidas Lantzounis, l’amico Leo Lermam, il suo avvocato e amico Walter Cummings, Elsa Maxwell; e ancora Grace Kelly, Jackie Kennedy, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Pier Paolo Pasolini e l’amato Aristotele Onassis.
Non solo lettere, ma anche telegramma oppure pezzi di carta che assumono valore testamentario e ancora le lettere ufficiali con i direttori artistici dei teatri in cui si esibiva e delle sue case discografiche, scambi con i critici e personalità politiche, con ammiratori, con giornalisti e lettere di risposta alle accuse della stampa per smentire gli scandali e le voci sul suo conto. A completare queste testimonianze, troviamo fotografie, copertine di riviste che la riguardano. Infine, a vent’anni dalle prime memorie, possiamo leggere altri frammenti dettati, nel 1977, all’amico Stelios Galatopulos in inglese, in cui descrive l’ormai deteriorato rapporto con la madre e la sorella e il forte legame con Bruna Lupoli, che si prese cura di lei come una figlia. In conclusione, un significativo saggio di Teodoro Celli sul canto di Maria Callas – la Norma, Medea, la Traviata, l’Aida, la Tosca, Turandot e Mozart – l’argomento centrale nella vita di questa donna. Ed è il suo canto, il solo in grado di escludere tutto il resto.
Marianna Zito