“La verità della vita” secondo Tolstoj
“La verità della vita” (Castelvecchi, 2022, pp. 41, euro 7) è una lettera di risposta di Lev Tolstoj allo scrittore francese Romain Rolland (autore della prefazione del libro) risalente al 1887, ma pubblicata per la prima volta nel 1902 sulla rivista “Cahiers de la Quinzaine”.
Questa perla, pubblicata per la prima volta in italiano, con una prefazione ad opera di Charles Péguy, è lunga e appassionata per essere una lettera, ma breve se si pensa alla mole a cui ci ha abituati Tolstoj, almeno nelle sue opere maggiori. La verità della vita si presenta come un libriccino certamente più concentrato ma che ha bisogno del dovuto tempo per sedimentare.
Oggetto della lettera è l’opinione personale e intima del grande autore russo sullo stato dell’arte della sua epoca, ritenuta non più frutto di un sacrificio ma di meri vantaggi materiali e fruibile, dunque, da una cerchia elitaria di persone e non più ad appannaggio delle masse. Tolstoj anela a un ritorno del fare, a farsi servire il meno possibile, servendo gli altri il più possibile. Fare, sacrificarsi ed essere utili per gli altri, nasconde il segreto della felicità. Per Tolstoj, infatti, il segreto della vera scienza e della vera arte sta nel sacrificio fatto per realizzarle e il loro obiettivo dovrebbe essere raggiungere ciò che è bene e bello.
La lettera diventa un’occasione per chiedersi qual è il senso della vita stessa, ragionando su cosa unisca davvero gli uomini. Ed è sorprendente scoprire ogni volta quanto il pensiero tolstojano sia così profondo ed attuale.
Sara Pizzale