“La Traviata” al Teatro Massimo – Un’opera lirica ottocentesca o del nuovo secolo?
Quando si sceglie di vedere un’opera lirica classica non si sa mai cosa aspettarsi. Non sappiamo se riusciremo a comprenderne il senso, le parole, la profondità; se poi aggiungiamo, alla maestosità dell’opera, la cornice sontuosa e fiabesca del Teatro Massimo di Palermo ciò può spaventare un po’. Tutto si dilegua quando inizia il preludio. I ventagli delle “dame” nei palchetti seguono la danza delle mani del Maestro Ciro Visco, accompagnato dall’inconfondibile suono dell’Orchestra del Teatro. Questo clima fiabesco e lento, dato dal preludio, tace dando spazio alla sfarzosità e la lussuria di un party in una Parigi che più che Ottocentesca appare in un pieno Stile Liberty, che si riflette in scenografie e costumi. Non è un caso questa scelta scenografica, infatti il regista Mario Pontiggia, tende a delineare per tutta l’opera figure femminili consapevoli della propria sensualità e del potere che essa esercita sulle figure maschili.
Violetta, interpretata dalla straordinaria Ruth Iniesta, è una donna consapevole di avere un ruolo all’interno della società e si diletta organizzando feste sontuose, dove allieta gli ospiti proponendo balli e brindisi che esplodono nella famosissima “libiamo ne’ lieti calici”. Tra un brindisi e l’altro, arrivano diverse proposte dai corteggiatori, che sembra però non le interessino affatto; tuttavia, si stupisce di come Alfredo, che ha conosciuto da poche ore, possa dire già di amarla. Mentre questa sontuosa festa sta per spostarsi nel giardino, forse per il vino o per le troppe attenzioni, Violetta ha un malore. Da perfetta padrona di casa, decide di far continuare la festa. Mentre tutti si spostano a ballare in giardino, lei rimane seduta tentando di riprendersi; a far passare tutto il suo malessere arriva Alfredo, con un buffo e al contempo interessante charme, a instaurare un vero e proprio flirt con Violetta, che chiude il primo atto concedendogli un appuntamento per il giorno dopo, in un modo un po’ criptico che solo un amante sarebbe in grado di comprendere.
Il secondo atto si presenta un po’ più statico. Ci troviamo nella casa, ormai coniugale, di Violetta e Alfredo. Qui si rompe l’equilibrio della storia. Giunge il padre di Alfredo e comunica a Violetta di essere stata la rovina economica del figlio. Ed è qui che la donna rivela tutta la forza del suo personaggio, decidendo di lasciare Alfredo e di non curarsi nemmeno dell’umiliazione sociale che sarà costretta a subire quando tornerà da single in società. I due si incontreranno successivamente alla festa di Flora, un’altra figura femminile che appare come predominante e sicura di sé, mettendo a tacere con eleganza e sensualità qualsiasi uomo le si avvicini. La scenografia messa in atto per questa scena è strabiliante. Da Parigi sembra di trovarsi magicamente a Barcellona, con una magnifica esecuzione di un coro composto da Gitane Chic e Toreri in tight, accompagnato dall’esecuzione di ballo di una zingarella e un torero completamente in rosa. Qui i due amanti si incontrano ma non riescono a parlarsi a causa della scenata di gelosia di Alfredo verso l’accompagnatore di Violetta.
Il terzo atto si apre con Violetta moribonda in un letto buio e scuro, proprio come la sua anima senza Alfredo. Il finale tragico dell’opera è famoso, ma ciò che ha reso diversa questa Traviata è il portare in scena il modo unico in cui le donne di ogni epoca sanno unire fierezza e durezza delle scelte giuste all’irrinunciabile voglia di amare. Queste ore di opera regalano agli spettatori la possibilità di vedere come principi forti e consolidati che tendiamo ad associare all’epoca moderna possano tranquillamente convivere con l’eleganza e la galanteria persa del passato.
L’opera continuerà sino al 27 settembre 2019.