“La tenda rossa” di Anita Diamant: il luogo deputato alla dignità
Ciclicamente fluttua come torrente che non può fare altrimenti, per generare è chiaro, la vita. Purifica dai troppi diktat storici e va avanti confluendo nell’esistenza. Se non è un miracolo questo… “La tenda rossa” (Edizioni Tlön 2019, pp. 404, euro 20) di Anita Diamant narra di come le donne abbiano saputo ritagliarsi il loro dovuto spazio di rispettabilità vera. È questa della Diamant la rinarrazione possibile di storie antiche per restituire dignità alle donne che nella storia hanno sempre avuto il ruolo di comprimarie, mai protagoniste. Sempre in secondo piano, sempre dietro, in silenzio, sempre con sguardo abbassato, pronte però per istinto naturale a svelare i segreti ad altre donne, le uniche con gli stessi codici comunicativi in grado di comprenderle. Sotto una tenda è il luogo deputato a donne partorienti, donne generatrici, dove possono festeggiare insieme la nuova luna, dove è possibile affrontare persino i lancinanti dolori mestruali.
Il racconto si apre con l’arrivo di Giacobbe all’accampamento di Labano, padre di quattro ragazze. Due di loro, Leah e Rachele, diverranno le sue mogli, portandogli in dote anche le sorelle minori e numerosi figli maschi, futuri capostipiti delle stirpi israelitiche. Benché fiere della loro chiassosa tribù, le donne di Giacobbe sentono la mancanza di figlie femmine. Quando Giacobbe decide di partire con la famiglia verso la terra del padre Isacco, per Dinah si aprono nuovi orizzonti. A Canaan, comincia a seguire Rachele, abile levatrice, come aiutante; ha così l’opportunità di entrare nel palazzo reale di Sichem e di conoscere il principe Shalem. Tra i due nasce una passione intensa che provocherà una lacerazione insanabile tra Dinah e la sua famiglia, e segnerà in modo tragico il suo destino. In questo romanzo, scritto con sinuosa poesia, Dina rievoca le vicende della propria famiglia, quella del patriarca Giacobbe di cui è l’unica figlia femmina, riportando in vita i riti e le dinamiche segrete tra le donne della tribù: Lia, Rachele, Zilpa e Bila, che la Bibbia cita ma a cui non ha mai dato voce. Un fiume impetuoso e prepotente di patriarcato, il contatto con la divinità, i riti di iniziazione e potere femminile emergono attraverso le vicende della discendenza di questo personaggio straordinario.
«Ci siamo perse per molto tempo», questo lo straordinario incipit di questa straordinaria storia narrata dalla Diamant. E chiariamo subito un fatto importante per la specie umana tutta, il ricordo non può e non deve diventare polvere.
Veronica Meddi