La svolta internazionale degli A67 raccontata da Daniele Sanzone
Lo scorso 24 gennaio è uscito il nuovo attesissimo album degli A67 “Naples Calling”, un disco bello e potente; abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Daniele Sanzone, voce della band e autore dei testi del disco.
R.U.: È passato un po’ di tempo dall’ultimo album “Naples Power” del 2012, volevo sapere come è nato “Naples Calling” dopo tutti questi anni e che influenze ha avuto.
D.S.: Paradossalmente è come se fosse un nostro nuovo “primo album” per una serie di motivi: è il primo album completamente realizzato in chiave elettronica, volevamo un suono nuovo, da sempre abbiamo ascoltato musica elettronica, la amiamo, ma ha trovato sempre poco spazio, essendo noi una band di quelle tradizionali, rock, mentre in questo momento sentivamo l’esigenza e lo stimolo di confrontarci con un suono elettronico, quindi abbiamo scelto Massimo d’Ambra, uno dei più grandi produttori musicali di elettronica in Italia. È un altro “primo album” anche perché è quasi completamente scritto in italiano e non è mai successo, ma soprattutto perché ha avuto una lunghissima gestazione, come ce l’hanno tutti i primi album. È nato dopo tanto tempo, in parte perché abbiamo beccato un po’ di “gatti e polpi” durante il cammino, che ci hanno un po’ ritardato e fatto perdere tempo, in parte perché avevamo bisogno di darci del tempo per realizzare un disco così importante per noi, dove abbiamo cambiato completamente suono, linguaggio, sound. Volevamo arrivare ad avere un suono molto più internazionale, allargare la veduta, quindi c’era bisogno di tempo.
R.U.: Si sente questo cambiamento e il risultato è ottimo. Poi, il fatto di sentire da voi, nello stesso disco, canzoni in italiano e canzoni in napoletano è molto interessante; “Tuyo” per esempio, che chiude il disco, che nella versione originale è in portoghese, è perfetta nella traduzione in napoletano.*
D.S.: Il paradosso di “Tuyo” è che se tu vai in rete troverai un mash up di “Tuyo” e “Passione”, il classico napoletano, che ha gli stessi accordi e che abbiamo fatto cantare a Raiz. “Tuyo” è a tutti gli effetti una canzone napoletana, quindi è stato naturale tradurla in napoletano.
* “Tuyo” è un brano di Rodrigo Amarante, cantautore brasiliano, che è anche la sigla di “Narcos”, serie su Netflix
A67 Ft. Raiz “Tuyo – Passione – Fresco Remix”:
R.U.: Una cosa che mi ha incuriosito è la presenza della città di Napoli sempre e comunque, è un grande amore. Se tu potessi diventare per un giorno il sindaco di Napoli, cosa faresti come prima cosa?
D.S.: Bella domanda… cosa farei… cercherei di risolvere il problema dei trasporti e della monnezza innanzitutto, che sono le cose più evidenti e che più intralciano il vivere quotidiano degli abitanti di Napoli. Credo che fare il sindaco di Napoli sia uno dei compiti più difficili al mondo, è una delle città più difficili da amministrare. Sarebbe un bell’impegno, uno di quelli da non dormirci la notte. Cercherei di risolvere le cose materiali e poi cercherei di infondere fiducia e di cambiare un po’ la mentalità, di voltare pagina. È un discorso complesso. Cercherei di avere un’idea di città in cui la cultura va di pari passo con il creare le condizioni per creare lavoro, che è il vero dramma del sud Italia. Solo creando lavoro e dando l’alternativa lavorativa a chi non ha nulla si riesce a togliere terreno alle mafie, alla camorra e a far ripartire il sud Italia. Gramsci negli anni ’20 affermava che il sistema capitalista si era fondato sulla sacca, quella del sud Italia e che il nord traeva risorse dal sud, un fatto che si è perpetuato negli anni e continuerà fino a quando la politica non vorrà cambiare realmente le cose.
R.U.: La copertina dell’album è molto particolare, questo sfondo rosso fuoco e il simbolo delle corna: come è venuta questa idea? È una sorta di provocazione?
D.S.: È un po’ una provocazione. È tante cose questa copertina. L’obiettivo di questo disco è parlare al mondo, in questo disco abbiamo un suono internazionale. Le corna sono un segno scaramantico a Napoli, ma non solo, sono anche il gesto del rock e abbiamo scoperto che James Dio, uno dei primi a usare quel gesto, ha raccontato in un’intervista una storia fantastica: quel gesto nacque dal fatto che sua nonna glielo faceva continuamente e abbiamo scoperto che la nonna aveva origini campane, è tutto collegato. Quindi è rock, ma sono anche le corna napoletane, è una citazione del disco “Sciò live” di Pino Daniele, che sulla copertina fa quel gesto. È il napoletano che diventa internazionale, quindi è “Naples Calling”, ma è anche “London Calling”, è il linguaggio universale della musica, volevamo dare un impatto forte anche a livello visivo, quindi quel gesto così tratteggiato e sintetizzato attraverso la grafica ci sembrava idoneo per questo disco.
R.U.: Quali progetti avete in mente ora? Un tour per l’Italia?
D.S.: L’idea è quella di girare il più possibile, la prima tappa è il 7 febbraio a Napoli, presenteremo il disco alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri insieme a tanti amici, da Sandro Ruotolo e Giorgio Verdelli e gli ospiti napoletani Franco Ricciardi e Dario Sansone dei Foja , partiamo da lì e arriveremo a girare l’Italia come sempre, sperando di incontrare quanta più gente possibile.
Un sentito grazie a Daniele Sanzone per la disponibilità, attendiamo di ascoltare presto dal vivo gli A67 a Milano.
La recensione del disco “Naples Calling” si trova qui.
A cura di Roberta Usardi