La storia di “Piccola Bolla” raccontata dall’autrice Silvia Paganini
Silvia Paganini ci racconta “Piccola Bolla” (Caosfera, 2019, pp. 41, euro 12), una storia tenera e dolce che, attraverso un viaggio di solitudine, dimostra che l’amore vince sempre, superando lo spazio e il tempo. Ma, con “Piccola Bolla”, l’autrice ci racconta anche un po’ di sé…
M.Z.: Come nasce la storia di “Piccola Bolla”?
S.P.: “Piccola bolla” è nata una sera d’estate pensando a un’idea per montare uno spettacolo di bolle di sapone da mettere in scena nelle piazze; ma in realtà è nata negli anni: l’esperienza a contatto con bambini di ogni età mi ha permesso di conoscere il loro sincero stupore e la gioia che davvero sanno provare nell’attimo presente. Facevo bolle da qualche anno ma volevo cercare un filo conduttore per dare coerenza ai diversi strumenti utilizzati, dal più piccolo al gigante, dalle bollicine alla schiuma. E come tutte le storie è nata per caso, era già lì, bastava solo raccontarla. Oserei dire che senza l’entusiasmo dei bambini non avrebbe avuto luce: ho potuto osservare la loro folgorante relazione con le bolle di sapone, che ovviamente ha sempre reso difficoltoso la realizzazione dello spettacolo, ma scatenava un’adrenalina pura, con i loro salti e le grida di gioia. “Piccola Bolla” nasce per dare dignità alle bolle di sapone, tra gli ultimi baluardi dei sogni volanti.
M.Z.: Quindi deduciamo che lavori con i bambini. Di cosa ti occupi? E quanto c’è più di loro che di tuo in questa storia?
S.P.: Sì, ho lavorato come animatrice per bambini per quasi dieci anni, è stato un periodo meraviglioso e molto intenso. Negli ultimi tempi ho appeso parzialmente le ali per dedicarmi ad altri progetti e prendere nuove direzioni. In questa storia ci sono le migliaia di bambini che ho conosciuto, anche per poche ore, c’è la perfezione della loro purezza, quel credere fortemente all’attimo che si vive, cosa che noi adulti ricerchiamo spesso inutilmente di rimettere in atto. Di mio c’è la speranza e il desiderio di dare più credibilità ai bambini e al loro sentire.
M.Z.: Racconti il distacco, la solitudine, addirittura la perdita. Qual è il tuo messaggio per questi piccoli lettori?
S.P.: I bambini conoscono ben presto la fine delle cose e per i grandi è sempre un compito difficile far capire loro che esiste anche la perdita, la morte di qualcuno e di qualcosa e loro lo accettano, lo capiscono a loro modo. Forse il messaggio che loro potranno cogliere è quello di non dimenticare mai di essere stati bambini, che ci sono cose che vanno al di là del tempo e dello spazio e che l’amore è sempre la forza più grande. Ma ho imparato che i bambini sanno tutto, hanno un intuito che stupisce e quindi potranno trovare aspetti a cui sicuramente non avrei mai pensato.
M.Z.: Hai parlato di uno spettacolo. Lo porti ancora nelle piazze? È un qualcosa che continua ad avere un seguito, a parte la pubblicazione del libro?
S.P.: Lo spettacolo di “Piccola Bolla” per ora è in pausa ma non è detto che in un futuro prossimo ci possano essere anche collaborazioni con colleghi che si occupano di bolle di sapone.
M.Z.: Le tue parole sono accompagnate dai disegni delicati di Patrizia Coccon. Come hai vissuto la trasformazione delle tue parole in immagini? Direi che il risultato è encomiabile, soprattutto guardandoti all’interno di Piccola Bolla. Ecco, come ti vedi su quella pagina?
S.P.: Non potevo trovare interprete migliore di Patrizia. Conosco e ammiro da tanto la sua arte e quando abbiamo deciso di dar vita al nostro progetto sapevo già che il suo stile sarebbe stato perfetto. Ha la capacità di capire nel profondo l’essenza delle parole e riesce a creare immagini di una bellezza e di una rarità che mi incantano. Infatti è nata proprio da lei l’idea di rappresentare proprio me, Fatina, e devo dire che alla fine ne sono stata felicissima perché si è rivelata una sorta di omaggio al lavoro creato in questi anni. Mi emoziona vedermi disegnata, lei è in grado di concretizzare la magia e l’invisibile, ogni volta ero curiosa di capire come si era immaginata la scena e rimanevo costantemente stupida e incredula da cotanta bellezza. C’è poi un ulteriore omaggio che è quello del viso di mio padre che scruta dall’alto con tanto amore, altra cosa che Patrizia ha voluto fare e la sua mano da ritrattista si è rivelata davvero infallibile. Lei ha molta empatia nel capire i testi e la persona che scrive e questo dà notevole forza. Posso anticiparti che abbiamo altri racconti già pronti, Patrizia ha rapidità creativa che ha pochi eguali e non vediamo l’ora di farveli conoscere.
Marianna Zito