“La stirpe del silenzio” di Sandra Lorenzano
“Vai con il signore, Maggie. Sorridi. Non vuoi che la mamma sia contenta …”
Il senso di colpa viene appreso in tenerissima età e persiste nell’adulto come modalità reattiva infantile. Sentirsi in colpa non significa soltanto crucciarsi per il passato; significa anche essere immobilizzati nel presente a cagione di un evento passato. Provoca a lungo andare ansia, depressione, insicurezza, ipocondria, paura, bassa stima di sé, enorme bisogno di essere considerati, amati. Ma se poi uniamo, al senso di colpa che viene inculcato al minore, il ricatto, per indurlo a compiere azioni negative , come il subire violenza carnale, la sua anima sarà perduta per sempre, se a tutto ciò, chi compie il misfatto è il genitore, che dovrebbe piuttosto proteggerlo, ha un effetto ancora piu’ devastante.
Anie e Claire sono due sorelline che vivono a Parigi, felicemente, con i genitori, il destino decide diversamente per loro, nel momento in cui i genitori periscono in un un’incidente. Le sorelline, a quel punto vengono indirizzate dal parroco, viscido adescatore di bambini, a trasferirsi in Messico affinché Claire la più grande possa sposarsi, assicurando così un futuro ad entrambe. Giunte lì Anie viene cautelata dalla sorella, a sua volta costretta a prostituirsi dal presunto marito che con l’intervento di un medico, le somministra morfina per far soddisfare più sordidi clienti al giorno. Claire, quindicenne drogata, durante uno dei pochi momenti di lucidità riesce a barattare la salvezza della piccola Anie, riuscendola, così, ad allontanare.
Claire resta sola e muore in ospedale, dando alla luce Noelle, a cui lascia come unica eredità una foto e l’appartenenza alle “Guardiane della Memoria”. Memore del destino materno Noelle aiuterà altre donne costrette al sordido destino, dando loro un futuro diverso.
La stessa Rita Hayworth, violentata dal padre e successivamente dagli uomini a cui lui stesso la indirizzava in cambio di soldi e fama, crebbe con il ricatto dei sensi di colpa, che riuscì a mitigare da adulta, con l’alcol. La pin up Gilda, altri non era che una vittima depressa del sistema corrotto dell’epoca.
I toni che Sandra Lorenzano utilizza ne “La stirpe del silenzio” (Nova Delphi, 2019, pp.178, euro 14) sono fermi, duri quasi a rimarcare la crudezza degli eventi, il coinvolgimento emotivo del lettore, raggiunge l’apice, più volte. I personaggi sono umanamente reali, tutto ciò che sono le loro azioni rispecchiano quello che ognuno di noi, in quello stesso contesto avrebbe, forse, fatto. L’annientamento della volontà, il diritto di scelta, bruciati dal ricatto. Un romanzo di forte impatto emotivo, che non si può fermare alle parole, vista la complessità degli argomenti, ma schiude al lettore emozioni come rabbia e disgusto, che potrebbero, come accade nel romanzo, generare azioni quasi controcorrente all’indole dei soggetti che le compiono. L’oblio contro la sofferenza dell’anima costituisce l’unica alternativa per sopravvivere. Ma ancora oggi, quante sono le donne che cercano di mitigare la loro sofferenza?
“La lady è pazza …[…] odiava la colpa che le squarciava il petto come un pugnale . […] pianse fino a sentire che anche lei moriva …”
Marisa Padula