“La Signorina Giulia” al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto
Leonardo Lidi, dopo aver portato al Festival dei Due Mondi di Spoleto, l’adattamento de la Signorina Giulia, di August Strindberg, una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria, ritorna il 7 dicembre al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti, per la stagione di prosa 2021-2022. Il giovane regista piacentino che ha portato in scena nel 2018 Spettri di Ibsen, nel 2019 Lo zoo di vetro di Williams, e La casa di Bernarda Alba di Lorca, a soli 32 anni ha ricevuto il Premio della Critica 2020 dell’Associazione Nazionale critici di Teatro.
Nella notte di mezza estate di San Giovanni, Julie, Giuliana Vigogna, è presa da un’attrazione irrefrenabile per il raffinato servo Jean, Christian La Rosa, di cui la cuoca Kristin, Ilaria Falini, stenta a celare il suo interesse. Quest’amore impossibile, non è che un pretesto per fare emergere il conflitto fra la diversa appartenenza di classe e genere. La violenza dei rapporti umani si estrinseca prepotente in una compiaciuta ricerca del fare e farsi del male, portando i protagonisti a un’inevitabile distruzione. Jean infatti, logorato dalla frustrazione, vuole sfruttare la situazione per cercare di trasformarsi da servitore a padrone, non lasciando il senso di colpa per il disonore arrecato alla figlia del suo padrone. Giulia, dal canto suo, che aveva appreso dalla madre a odiare gli uomini e a non diventarne schiava, da carnefice diventa vittima e si abbandona nelle mani del suo amante. Kristin, invece, è rassegnata nella sua consapevolezza di non poter chiedere niente alla vita che non sia legato alla sua classe di appartenenza, trova ristoro nella fede.
Anche il mondo dove li racchiude Nicholas Bovey, ricalca la fatica del loro rapporto, incastrati in una striscia orizzontale di altezza minore di quella umana, che li obbliga al capo sempre chino, una sorta di alto spazio verticale, come una grande t rovesciata. Tale scenografia, con il recente lockdown vissuto, conduce cosi, lo spettatore ad interrogarsi anche sui limiti fisici della sua attuale esistenza e la condivisione di spazi angusti con altri esseri umani.
Chissà se, come affermava Strindberg, “verrà, comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci propone l’esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed inattendibili di pensiero detti sentimenti, divenuti superflui e nocivi per la maturazione dello strumento di giudizio”.
Michela Bruschini