“La sicurezza e il pensiero cardiopatico” di Vincenzo Calò
“La sicurezza e il pensiero cardiopatico” (Bertoni Editore, 2020, pp. 146, euro 14) è la raccolta di poesie scritta da Vincenzo Calò, che non può lasciare in alcun modo indifferenti.
Versi non contemporanei, di più
Come anche specificato dal sottotitolo dell’opera “Versi non contemporanei, di più”, il nostro autore pone l’accento su tragiche tematiche attuali quali l’emergenza epidemiologica che tutti noi conosciamo e abbiamo imparato, chi più chi meno purtroppo, a fronteggiare: in particolare l’emergenza Covid-19 sembra costituire il leitmotiv dell’intera raccolta in questione. Su questa tematica principale vanno ad innestarsi altri temi quali la precarietà, la disoccupazione, il ruolo dei politici, del personale sanitario e dei media, i falsi idoli, l’umanità disumanizzata.
La vicenda ILVA di Taranto
Unico argomento sganciato dal tema principale risulta la tematica legata al disastro ambientale causato dall’ILVA in quel di Taranto, presente in due componimenti (“Diritto penale” e “Da Taranto”) nei quali il nostro autore con forza invettiva sembra scagliarsi senza mezzi termini contro lo Stato, disposto a concedere l’immunità a chi ha avvelenato il territorio ed i propri abitanti, e contro una classe imprenditoriale accecata dal mero profitto. Significativo è l’invito, quasi rassegnato e disperato, ad andarsene dalla città dei due mari.
Il tema principale
Dallo sviluppo della tematica epidemiologica, con tutti gli argomenti a essa collegati di cui è stato detto sopra, il poeta traccia un quadro dalle tinte fosche e disperate che è un pugno nello stomaco del lettore. Colpisce nel segno il racconto di un disagio sociale, storico, esistenziale ove tutto viene messo in dubbio. L’autore dubita di tutto e tutti, ha sfiducia nella politica, nei media, nei medici, nella ricerca scientifica “scordata nel trolley tra aziende private”. A volte la sua analisi è talmente cupa da risultare addolorata e allo stesso tempo scettica verso i dati pandemici (si vedano ad esempio i poemi “Per la gente in festa” e “Di una bomba”). Anche la metrica risente probabilmente di questo cupo dolore risultando non standardizzata in alcuna forma.
Nel suo mondo post apocalittico stile Mad Max, pervaso da un’ansiogenità alla 1984, l’aria è ferita e pervasa di metallo, la terra è arsa in attesa di un nuovo moto che forse non arriverà più, gli alberi appaiono secchi, forieri di frutti “ghiotti di miseria” e prossimi a cadere. Vi è un fioco barlume di speranza (soprattutto nella seconda parte della raccolta) dove finalmente compaiono parole quali libertà, baci, amore, voglia di stare insieme, esaltato quest’ultima quale valore. Troviamo, inoltre, l’invito che fa il poeta a tutti noi ad unirsi per creare qualcosa di buono e al miglioramento personale (“Fai la differenza per creare l’equità” contenuta ne “Il bisogno di aiuto”).
Pur non cambiando il clima oscuro e tragico che avvolge l’opera, queste luci di positività fanno comprendere come in fondo il nostro autore sia tutt’altro che rassegnato, possedendo la sua poesia, viceversa, una indiscutibile forza vitale. Il finale lasciato volutamente in sospeso, anche se seguito da un oscuro richiamo a un anonimo Santo protettore degli imbalsamatori, lascia a questo punto presagire un futuro migliore, o forse no?
Matteo Brunini