“La scuola di pizze in faccia” di Zerocalcare
Mi mancava leggere i fumetti di Zerocalcare, ed eccolo di nuovo qui con “La scuola di pizze in faccia del professor Calcare” (BAO Publishing, 2019, pp. 298, euro 22,00). Un bel modo di fare una sorta di punto della situazione su molti dei lavori fino ad oggi fatti, e un’ottima occasione per avvicinarsi al suo modo di fare fumetti per chi non lo conoscesse. Si tratta infatti di una raccolta divisa in tre parti, in cui si raccolgono strisce e storie originariamente pubblicate sul blog www.zerocalcare.it, su Best Movie l’Espresso, Facebook, La Repubblica e Wired. Non mancano infine tre inediti e un bonus.
Spero che nessuno dei due me ne voglia, e che qualcuno non pensi io sia pazza, ma spesso quando leggo i fumetti di Zerocalcare, penso a Carlo Verdone. In entrambi c’è quell’ironia un po’ amara, quel “ti faccio sorridere, ma tu pensaci su e dimmi se non è così”. Si prende in giro Zerocalcare, ma nel farlo porta su carta paranoie, paure e piccole scene quotidiane comuni a molti: il rapporto madre/figlio e quello con gli amici; l’affrontare tematiche spinose senza cercare di essere scontati, ma allo stesso tempo tentando di far capire un punto di vista che non per forza deve essere uguale a quello della massa, ma nemmeno diverso a tutti i costi; l’uso dei social; la famigerata pigrizia dello spostamento divano/letto che tutti ci affigge inesorabile.
Il riassunto del “pensiero Zerocalcare”, secondo me, è abbastanza chiaro proprio nel bonus a chiusura della raccolta. Si intitola “Autocensure”. Quel processo che, chi più chi meno, un po’ tutti mettiamo in atto perché relegati a un determinato ruolo che per quieto vivere e regole tacite, accettiamo di portare avanti: “perché ti metti da solo quel firewall nel cervello”. Ma ci sono luoghi ed esperienze in grado di aggirare le nostre autocensure, facendoci emergere per quel che siamo, umani con un cervello e un’unicità che è bene non sprecare mai.
Laura Franchi