“LA SCORTECATA” DI EMMA DANTE APPRODA AL PICCOLO TEATRO DI MILANO
La favola grottesca di Emma dante ci regala la fugace illusione di poter sconfiggere il tempo e la realtà drammatica delle cose
“La Scortecata”, spettacolo liberamente tratto da Emma Dante, in maniera come sempre unica e originale,da una delle novelle-capolavoro del classico “Lo Cunto de li cunti” del napoletano Gianbattista Basile, ha come protagoniste due sorelle centenarie ormai più che sfiorite di nome Rusinella e Carolina. Le due anziane zitelle conducono una vita piuttosto misera che le vede unite da una sorta di amore-odio che le porta a battibeccare continuamente come fossero davanti a un pubblico, quale siamo noi spettatori, e a cercare così di superare la loro solitudine condivisa tra ricordi più o meno inventati e sogni più o meno impossibili da realizzare.
Le storie che si raccontano tra loro sono l’espediente creativo che le due hanno adottato per sfuggire all’isolamento e alla monotonia di giornate sempre uguali. Emma Dante sceglie di far interpretare i due personaggi, ma anche il re e la fata, a due attori uomini (due interpreti magnifici: Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola) e li inserisce in una scenografia essenziale e suggestiva con al centro un castello-giocattolo, due sedioline di legno ai lati, una porta stesa in proscenio, un lungo lenzuolo, una parrucca. La scena di apertura, uno dei meravigliosi quadri con cui la regista è come sempre capace di sorprenderci, vede le due sorelle intente ad “allisciarsi” freneticamente il “mignoletto”. Obiettivo di questa particolare operazione di scorticamento è cercare di renderlo liscio come quello di una giovane ragazza. Il re infatti è stato ammaliato e sedotto dalla voce di una delle due, Rusinella, e credendola giovane e bella desidera poterne toccare almeno il dito attraverso il buco della serratura della porta. Altra grandissima protagonista de “La Scortecata” è la lingua che le due sorelle utilizzano: un dialetto napoletano infarcito di detti gergali, modi di dire, espressioni contemporanee e forse neologismi, una lingua comunque nuova e che come nella dinamica tra i due personaggi crea in noi un sentimento di uguale attrazione e repulsione che complessivamente ci cattura; così come ci incantano le estremizzazioni fisiche che caratterizzano la performance delle due protagoniste e caricano di emozione e significato tutta la loro interpretazione. Dopo aver toccato il suo culmine ironico e grottesco con la scena dell’incontro-accoppiamento tra il re-Carolina e la giovane, o meglio presunta tale, Rusinella, la storia vira rapidamente verso una chiave più “nera” e più drammatica.
L’immaginazione può essere un balsamo che cura molte cose, ma solitudine e vecchiaia alla fine sono più forti. Come dice una delle protagoniste: “Me so’ stancat’esse vecchia”.
In scena al Piccolo Teatro Grassi dal 2 al 14 aprile 2019.
A.B.