“La scintilla necessaria”, quella pratica e quella metaforica
Scrittrice, docente di sceneggiatura e psicologa, Chiara Tozzi ha di recente pubblicato il suo nuovo romanzo “La scintilla necessaria” (Mondadori, 159 pagine, euro 17,50).
Scintilla è una particella minutissima incandescente. Scintilla è un fenomeno fisico luminoso. Scintilla come luce vivissima. Uno sprazzo, illuminazione improvvisa delle facoltà intellettive. La causa determinante di qualcosa. Scintilla come piccolissima quantità o minima parte di qualcosa. O fare scintille.
Si apre così il romanzo di Chiara Tozzi che sin dalla primissima pagina vuole che ci sia chiaro che sarà una storia di innesco, di cause/effetti, di luce. Di questo è fatta la storia di Nicola e Sara.
“Ci divideva la condizione sociale, ci accomunavano le vacanze estive e la curiosità verso ciò che ci capitava intorno. Per questo era frequente che ci incontrassimo, alle manifestazioni o in qualche assemblea cittadina alla vigilia delle occupazioni. Anche se in quei contesti eravamo in tanti, per me era facile rintracciarla, perché nel gruppo lei spiccava sempre, come un corpo estraneo.”
Sara e Nicola sono i famosi opposti che si attraggono, e forse per questo si incastrano, si completano, senza capirsi fino in fondo. Nicola “sempre così soggetto alla smania di vincere, convincere e battagliare”, bisognoso di lottare contro qualcuno. Mentre Sara è quella che lotta per qualcuno, per qualcosa. Due modi diversi di stare al mondo e di vedere le cose che li porteranno così vicini al punto di poter immaginare, quasi toccare con mano una vita insieme. Per poi allontanarsi fino ai punti opposti del mondo.
Quando Sara all’improvviso scompare, Nicola decide di cercarla, mettendo a repentaglio professione e un matrimonio che solo in apparenza è sereno. Inizia così, o sarebbe meglio dire che continua sin da quando sono giovani, un inseguimento che lascia emergere i pezzi della storia e delle storie di Sara e Nicola, dalle prime scintille del loro amore negli anni Sessanta fino al 2020. Sullo sfondo, il Sessantotto, il terrorismo, l’euforia degli anni Ottanta, le speranze dei Novanta, il nuovo secolo e l’attacco alle Torri Gemelle, l’elezione di Barack Obama, la pandemia che tocca gli affetti e cambia gli equilibri.
Si, sono diversi Nicola e Sara, ma “È così poco decifrabile ciò che lega le persone”, e soprattutto ad accomunarli a un certo punto della loro vita, c’è il sentire il peso di ciò che è stato e di quello che sarà. Ma soprattutto, il sollievo che dà la resa. Che non è rassegnazione. Anzi. È assecondare quella particella minutissima incandescente che sorge e si fa strada, e diventa illuminazione e luce quando ci lasciamo andare e impariamo a lasciare andare.
“Mi lascio andare e scendo. Giù, giù, giù. Come in sogno. Poi il sogno si fa incubo. Ma non ho più paura. Fin dove devo scendere, scenderò. (…) Dare fiducia a un sogno è un rischio. Può farti sanguinare. Ma se non cedi ti solleva, ti anima, ti porta avanti.”
Laura Franchi