“LA ROMA DI PASOLINI” – IL DIZIONARIO URBANO DI DARIO PONTUALE
È sempre più difficile trovare scritti interessanti che parlano di personaggi come Pier Paolo Pasolini, sulla cui figura è stato detto molto e su cui bisogna davvero planare con leggerezza, per riuscire a rispettare la sua veste di poeta, scrittore, regista e soprattutto quella veste umana, tanto delicata e raffinata in vita, quanto così oltraggiata e maltrattata, non solo all’Idroscalo di Ostia quel 2 novembre del 1975, ma infinite volte ancora, anche dopo la sua morte.
“LA ROMA DI PASOLINI – DIZIONARIO URBANO” (Nova Delphi 2018, pp. 307, euro 15) di Dario Pontuale sorprende per questo, perché racconta sì cose che conosciamo, ma inserite in un contesto urbano definito e creando dei puntuali e precisi collegamenti, non solo all’interno di quella “misera e splendida città” che è Roma, ma anche all’interno di quella che fu la vita del poeta friulano, quando questa città la attraversava, la scopriva. Nessuno come lui – credo – l’abbia conosciuta, amata e odiata con tanta intensità: dalle sere al Caffè Rosati a Piazza del Popolo con Moravia, fino alle borgate, come quella di Donna Olimpia, dove cominciano ad animarsi i suoi Ragazzi di Vita. L’autore ci permette di scoprire la Roma pasoliniana non solo attraverso l’ordine alfabetico di un dizionario, ma tutto si ricompone, forse anche con più facilità, attraverso un ordine sparso o seguendo semplicemente le parole che legano l’intero percorso, “saltando” così da una pagina all’altra e creando quindi una strada pasoliniana secondo i nostri interessi. Diventa, in questo modo, una “passeggiata” nella Roma dagli anni ’50 agli anni ’70, secondo l’ordine che più amiamo. Io sono partita dai poeti. Ed ecco allora la straziante ribellione di Dario Bellezza e subito dopo la meraviglia del Cimitero acattolico tra Piramide e le Mura Aureliane e da qui, senza nessuna riluttanza, Le Ceneri di Gramsci e ancora Alberto Moravia, dopo il quale potremmo passare per Campo de’ Fiori ma, se da questa zona emergono spiragli troppo tristi, possiamo scegliere di andare a scoprire Petrolio, il suo romanzo incompiuto. Ci sono poi i luoghi dei sui film, le amicizie – come quella silente e rispettosa con Giorgio Caproni – e ancora il legame linguistico con il dialetto romanesco e quello più personale con la sua famiglia, soprattutto con la madre Susanna.
È una visione da ogni angolo, quella che ci mostra Dario Pontuale in questo “prezioso stradario”. Verrebbe quasi voglia di andare in tutti i luoghi citati per scattare una fotografia, ma rimarremmo delusi, già lo sappiamo. Pasolini stesso lo aveva previsto che lo sviluppo ci avrebbe logorati insieme alla città. Ne è un esempio quella targa, oramai illeggibile, in Via Carini, 45.
Marianna Zito