“La resistenza a Roma. Orazione civile” di Silvano Falocco e di Carlo Boumis
“La resistenza a Roma. Orazione civile”(Le Commari Edizioni, 2021, pp. 102, euro 10), questo è il titolo del libro di Silvano Falocco e di Carlo Boumis. Nella bella prefazione degli autori è possibile rintracciare fin da subito il significato e lo scopo con cui è scritto il testo. Perché Roma? Perché Roma, scrivono gli autori, «quasi non ricorda le storie legate ai luoghi delle tragedie e della speranza, ai nomi di chi l’ha ferita o l’ha difesa nei giorni dell’occupazione nazista, repubblicana e fascista. Nei giorni della delazione. O forse per ricordare che la scelta resistenziale fu un atto di “responsabilità totale nella solitudine totale”, fu mossa dalla necessità di sentirsi vicini a tutti, per tornare ad essere, stranamente, liberi». Quale scopo si propone il libro? “la Resistenza a Roma va raccontata per farla conoscere e vivere, nelle scuole, nei teatri, nelle piazze. Ad alta voce. Sapendo quanto sia difficile l’opera”.
Le testimonianze raccolte offrono un vivo panorama della Resistenza che c’è stata in Italia, in particolare a Roma, dal luglio del ‘43 al giugno del ‘44. II testo porta alla luce, oltre a eventi conosciuti, storie di uomini che, seppur in secondo piano, hanno contribuito con la loro stessa vita a disobbedire alle forze nazifasciste. Una tra queste è quella di don Giuseppe Morosini, giovane prete che ordinariamente assisteva giovani orfani e sfollati di guerra, ma che poi rivolse nel gennaio del ‘44 aiuti nei confronti dei partigiani di Monte Mario, quartiere romano. Per questa sua iniziativa fu processato e condannato a morte, ma all’ordine di dare fuoco, 10 componenti dei 12 del plotone d’esecuzione spararono in aria. Fu ucciso con due colpi di pistola alla nuca dall’ufficiale fascista che comandava l’esecuzione. Era il 3 aprile del 1944, lunedì di Pasqua.
Questa è soltanto una delle commoventi testimonianze che si possono trovare all’interno di questo breve e intenso opuscolo. Storie di resistenza che hanno reso Roma di quegli anni, “per i nazisti e per i fascisti, […] una città ribelle e pericolosa”.
Eugenio Serra