“La regola del lupo”: un giallo di classe
“La regola del Lupo” (Baldini+Castoldi, pp. 285, euro 17) è il terzo romanzo del milanese Franco Vanni, cronista giudiziario de “La Repubblica”, giallo gradevole e di appassionante lettura, nel quale non interessa tanto comprendere il “chi”, ma piuttosto il “come” e il “perché”.
Il faccendiere milanese Filippo Corti, detto “il filippino” viene freddato nel giorno del suo quarantesimo compleanno da due colpi di rivoltella nel tender della sua barca a vela. A occuparsi del caso è Steno Molteni, giornalista del settimanale di cronaca nera “La voce”. Un caso semplice in apparenza, visto che i sospettati sono solo tre persone, stretti amici del “filippino”, ma ognuno con qualche remoto motivo di risentimento nei suoi confronti. La lettura scorre piacevolmente acquisendo via via uno spessore psicologico, proprio perché Franco Vanni riesce – con indubbia maestria – a entrare nell’animo dei personaggi che ruotano attorno al delitto – e non solo – della vittima e dei sospettati, ma anche in quello degli inquirenti, a cominciare dal pubblico ministero Ciro Capasso, fino al maresciallo dei carabinieri Salvatore Cinà.
Per chi è abituato ai gialli classici, dove l’investigatore è quasi sempre un tipo burbero disilluso e scaltro, Steno Molteni è un giovanotto simpatico e allegro che da subito attira le simpatie del lettore anche perché gira in Maserati, temporaneamente affidatale da un amico trasferitosi a Singapore. C’è di tutto in questo bel libro di Franco Vanni, tutto quello che serve per rendere la lettura appassionante e piacevole, ci sono i personaggi ben delineati, le storie che si intrecciano, le tessere che si compongono pagina dopo pagina, sino all’ultima, inaspettata. Ma soprattutto c’è una scrittura di classe, che mai stanca, mai annoia, così bella che è un peccato arrivare alla fine.
Francesco De Masi