LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO di Gassmann al Teatro Eliseo
“Tu non sai quante volte bacio i cancelli di casa mia che si aprono soltanto se citofono alla pazza della porta accanto. E lei mi lascia fuori come un mendico.”
Prima di parlare dello spettacolo in scena in questi giorni – e fino all’11 dicembre – al Teatro Eliseo di Roma, scritto da Claudio Fava, è necessario un appunto. Nonostante manicomio e follia siano i temi dominanti sin dalla prima adolescenza (comprenderanno almeno quindici anni della sua vita), Alda Merini è una delle più importanti voci della letteratura italiana del ‘900.
LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO è un’opera in prosa della Merini, delineata da una forte sofferenza interiore da cui è, appunto, scaturita questo lavoro intriso di emotività disseminata in parole e aneddoti, spesso totalmente disconnessi tra di loro. “Ma chi è poi la pazza della porta accanto? Per me è la mia vicina. Per lei la matta sono io, come per tutti gli abitanti del Naviglio, della mia casa” dichiara in una conversazione, proiettando altrove quell’epiteto che gli abitanti del Naviglio utilizzavano per etichettarla. In questo modo si mette nelle condizioni di raccontarci la vita – la sua vita – attraverso la poesia in un’opera che si palesa in una vera e propria confessione lirica toccando ricordi, luoghi e persone che non seguono un ordine cronologico ma che confluiscono in un unico sentimento totalizzante. Il testo è diviso in quattro sezioni legate all’Amore – ai suoi vari e diversi amori – al Sequestro, alla Famiglia e al Dolore.
Il manicomio – dove si svolge l’intero spettacolo portato in scena – è il luogo della sua distruzione ma che, paradossalmente, diviene anche un qualcosa di cui sentire nostalgia “i malati si preoccupavano per me, la gente sana no”. La follia quindi raggiunge una propria sacralità, divenendo una sorta di dolore purificatore che muta in poesia.
Foto Archivio Eliseo
Questa è l’essenza di una donna, di una poetessa. Essenza che non emerge dallo spettacolo in scena in questi giorni al Teatro Eliseo. LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO – con la regia di Alessandro Gassmann – vede un’interpretazione notevole dei vari personaggi – in ognuno dei quali sono visibili pensieri o atteggiamenti della protagonista (interpretata da Anna Foglietta) – immersi in un a spiccata scenografia di luci, ombre ed effetti visivi ma che alla poetessa dei Navigli, a mio avviso, rimanda solo in poca parte. Lo spettacolo è gradevole nella sua forma totale, a primo acchito sembra quasi sorprenderci per regalarci poi man mano un’atmosfera di urla e rumori con in sottofondo le parole della Merini. Se ne delinea l’immagine di una schizofrenica. E la poesia? E quella forza emotiva che la Merini emana nel suo ultimo testo da cui lo spettacolo prende il titolo?
Marianna Zito
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