La paura salvifica di Simona Vinci
“Per molto tempo non ho detto niente a nessuno”
Ho incontrato Simona Vinci solo in sogno… una notte di fine estate scorsa.
Conservavo da qualche tempo un articolo a sua firma apparso su Robinson. Un articolo sulla paura, sugli attacchi di panico e sugli attacchi di ansia.
Un memento, un monito, un taccuino già compilato e da rileggere e offrire alle persone a cui vuoi bene!
Tra le cose che più mi hanno commosso e turbato.
Fino a quando non mi capita tra le mani, la mattina dopo quel sogno lì, la copertina di Parla, mia paura (Stile libero Big, Einaudi 2017) di Simona Vinci in cui l’autrice dà seguito a quell’articolo.
Il cerchio del sogno di quella notte di fine estate si chiude.
Se leggo Simona Vinci, io respiro, non boccheggio. Mi scopro meno sola, perché alcune voci non fanno più paura.
Perché lei fa parlare la paura che può non essere di tutti, ma è stata mia, e alcune volte lo è ancora.
Chi, meglio di lei, avrebbe potuto dire che solo condividendo le proprie esperienze si sopravvive? Nessuno. Perché lei ha il dono raro di una scrittura sentita e sofferta, viva e pulsante.
Di paura e di panico si può parlare per scoprire che di paura e di panico si può non morire.
Quel geniaccio di Riccardo Falcinelli, poi, ha avuto il dono di confezionare una copertina in cui quella ragazza lì, lì sugli scogli, puoi scegliere di essere finalmente tu. Senza nessuna paura.
Rosa Lia Lauria