“La notte di Antigone” al Teatro Elfo Puccini: l’eroina classica ispirata a Ilaria Cucchi
Il Teatro Elfo Puccini di Milano si ispira a Ilaria Cucchi per La notte di Antigone, paragonandola ad una grande eroina della tragedia classica.
Ci sarebbe molto da raccontare sul caso giudiziario di Stefano Cucchi, ma lo spettacolo si sofferma sul dramma della famiglia e il dilemma di una sorella sui passi successivi da compiere. Dominano dunque i sentimenti e le riflessioni, legati a dettagli che ci fanno entrare nell’intimo di questa vicenda dolorosa. La protagonista è la sorella di Stefano, Ilaria (interpretata da Giulia Viana), e soltanto alla fine dello spettacolo, al culmine della sua disperazione, emerge il paragone classico con la tragedia di Sofocle. Antigone seppellisce il fratello sfidando le leggi dello Stato, allo stesso modo Ilaria Cucchi difende i diritti della propria famiglia contro un crimine commesso da funzionari dello stato con straordinaria forza e dignità. Al termine dell’opera compare un’autoritaria figura maschile che rivela a Ilaria di essere l’ennesima Antigone che sfida la legge per difendere ciò che ritiene giusto. Le Antigoni sono spesso donne e hanno tutte lo sguardo della protagonista. Lo spettacolo non spiega chi sia Antigone né perché Ilaria le assomigli. Non spiega nemmeno chi siano Stefano e i componenti della sua famiglia, perché non vuole aggiornare sui fatti di cronaca, ma approfondire dei dettagli che i media hanno lasciato in secondo piano e indagare i moti dell’animo dei protagonisti della vicenda.
La regia di Giacomo Ferraù è estremamente suggestiva. Quattro attori interpretano i ruoli principali. Ilaria è la sorella maggiore. Indossa pantaloni neri e camicia bianca, gli stessi indumenti con cui è apparsa nei nostri telegiornali. Stefano, interpretato da Edoardo Barbone, è introverso ed è il personaggio più enigmatico, con un alter ego sul palco (Giacomo Ferraù); si tratta di un attore silenzioso, che lotta con Stefano e lo insegue in una corsa angosciante, oppure gioca alle ombre cinesi con una seconda attrice silenziosa che interpreta, allo stesso tempo, Ilaria. Le loro ombre rappresentano l’infanzia felice dei due fratelli, che ormai per Ilaria è soltanto un malinconico ricordo. Ci sono, infine, i genitori smarriti e spiazzati di fronte ai fatti (interpretati da Enzo Curcurù e Ilaria Longo), con tante domande di cui nessuno conosce le risposte.
Il palco è un ovale piastrellato, la forma circolare e il color pietra delle piastrelle ricordano vagamente i teatri greci. Nel corso dello spettacolo vengono appese ai lati del cerchio delle veneziane e dietro di esse avvengono giochi di ombre cinesi. Quando Ilaria deciderà di scoprire la verità insabbiata sulla morte di suo fratello, solleverà una per una le piastrelle portando alla luce la nuda terra. Un’opera che celebra semplicemente il coraggio e l’amore di una sorella che ha dato grande prova di civiltà. È importante assistere a questo spettacolo in quanto ci ricorda quanto sia fragile il nostro sistema e come sia facile che i più deboli vengano calpestati.
Valeria Vite
Fotografia di Chiara Asoli