“La notte comincia piano” di Daniele Titta
Sette racconti da brivido quelli contenuti in “La notte comincia piano” (CasaSirio, Collana Riottosi, 2019, pp. 160, euro 14) del giovane scrittore romano Daniele Titta.
Sette storie che portano alla luce elementi surreali pregni di mistero e di paura, in modo originale e inaspettato, con una scrittura avvincente e scorrevole, anche per chi non predilige questo genere. Sette racconti da leggere tutti d’un fiato o poco alla volta, per immergersi in un mondo a parte e che porta alla ribalta paure e incubi, a partire dal primo racconto “Il mare di spighe”, con una voce narrante distaccata e inquietante, proseguendo con “La sirena” che si incentra su un rapporto alquanto peculiare, a metà tra il persecutorio e l’appagante, tra un ragazzo e una sirena, a “Un problema di tempo” e “Benedici i resti”, entrambi focalizzati intorno un mare inquinato e tossico che non lascia scampo. Elementi naturali che scandiscono e celano sorprese tutt’altro che scontate, si sentono gli odori, il frusciare del vento, così come gli angoli della mente più nascosti e bui.
Una scrittura che affascina e che porta il lettore a percorrere strade e immagini anomale, come in “Quei pomeriggi a Villa Pamphilj”, con il protagonista incantato da una figura femminile che si deteriora e “Guardando al futuro con ottimismo” sul tema dell’autolesionismo. Il racconto che dà titolo alla raccolta, “La notte comincia piano” conclude la serie con un clima rigido e visioni agghiaccianti. Ogni racconto rimane aperto, anche irrisolto per un certo senso, lasciando al lettore una certa inquietudine e totale libertà nell’immaginare un’eventuale chiusura del cerchio.
Un ottimo lavoro quello di Daniele Litta, una raccolta breve, ma densa e potente di immagini nitide che rimangono impresse, pur permettendo di continuare a fare sonni tranquilli.
Roberta Usardi