“La Musica Dentro” del Nicola Buffa Mediterranean Jazz Quartet
“La Musica Dentro” edito Terre Sommerse, è un viaggio per recuperare il senso dell’album concept. Negli anni ‘70 gran parte dei prodotti discografici erano fortemente caratterizzati da un unico “concetto” che permeava l’intera opera e che veniva espresso attraverso la successione dei singoli brani, con la logica di come si susseguono i capitoli di un libro. Questo conferiva al disco il pathos ed il senso di una storia ed anche i testi rispondevano poeticamente ad un autentico anelito narrativo.
Ne “La Musica Dentro”, che vede come protagonista il Mediterranean Jazz Quartet, formato da Nicola Buffa alla chitarra, Mario Duchi al pianoforte e tastiere, Max Ottaviani al contrabbasso e Valerio Toninel alla batteria, percussioni e didgeridoo, il concetto unitario è quello espresso dal titolo stesso e si spiega attraverso un episodio di vita reale. Il titolo di questo meraviglioso album nasce da un giorno di qualche anno fa, quando Nicola si trovava davanti all’ingresso di una scuola nella quale insegnava. All’improvviso, a causa di una bruttissima notizia, che annunciava la scomparsa della mamma della sua compagna, cominciò a piangere ininterrottamente come un bambino.
“Questa per me non era solo una signora che era deceduta” – asserisce Nicola Buffa – “ma una persona che avevo accompagnato durante tutto il periodo conclusivo della sua esistenza per visite e controlli di ogni genere, entrando inevitabilmente in una grande empatia, al punto tale che riuscivo a farla ridere anche in frangenti non proprio piacevoli”. Pochi minuti dopo, un uomo a bordo di un’ape lo nota, scende dal veicolo e lo stesso Nicola si accorge di conoscerlo, anche se più che di un amico si trattava di un conoscente, proprietario di un locale presso il quale aveva suonato. Nel vederlo così affranto gli chiese cosa fosse successo. A tale proposito gli spiegò il motivo, e lui gli disse: “Caro Nicola, tu sei un uomo molto fortunato… perché hai la musica dentro!”
Quella frase lo colpì profondamente a tal punto da farlo riflettere a lungo circa il fatto che per sua grande fortuna da sempre ama vivere ogni esperienza in profondità, anche a costo di soffrire maggiormente. Essendo poi un’artista apolide e molto curioso, rispettoso delle proprie tradizioni ma capace di accogliere senza paura tutte le contaminazioni possibili, si è appropriato di stili e stilemi che caratterizzano la musica delle varie etnie legate in qualche modo al bacino del mediterraneo, filtrandole attraverso la sua sensibilità al fine di creare un disco che tutti nel mondo possano ascoltare, “sentire” ed apprezzare. È un dato di fatto che la musica sia l’unico linguaggio veramente universale. Da bravo musicista latino ha sempre messo al primo posto la melodia, l’elemento cardine di tutta la storia della nostra musica colta e popolare, ciò che ha reso celebri facendoli conoscere ed amare i compositori e gli autori italiani a livello universale. Gli ambienti sonori sono garantiti da sequenze armoniche legate alla tradizione tonale più vicina alla musica occidentale, in altri casi a quella modale, che attiene alla musica orientale. I ritmi utilizzati sono caratteristici di varie etnie e funzionali ad ogni singolo brano od ai vari movimenti che lo compongono.
Ma senza dare ulteriori anticipazioni, invitiamo all’ascolto di questo memorabile disco all’insegna dello Slow Listening ed in totale relax:
Biografia
In occasione del mio quattordicesimo compleanno ho avuto il primo approccio con la chitarra. Dopo un periodo da autodidatta trascorso a cercare di riprodurre le meravigliose melodie dei Creedence Clearwater Revival, mi hanno regalato la prima chitarra elettrica, una “Hofner” rossa fiammante con il battipenna nero. Lo strumento nuovo mi ha proiettato verso l’ascolto di una musica molto più complessa facendomi abbandonare gradualmente la dimensione della canzone, anche perché ho avuto la fortuna di vivere l’epopea del grande rock degli anni ’70. Questo mi ha fatto appassionare ad un nuovo modo di concepire la musica basato su brani più lunghi ed articolati, ma che soprattutto contenevano quei mitici assoli che ancora oggi vengono studiati da tutti i chitarristi del mondo. Vedendo i risultati piuttosto incoraggianti ma al tempo stesso la difficoltà di andare oltre un certo limite, ho deciso di praticare e nel- la maniera più canonica, studiando la chitarra classica presso il “Centro Didattico Musicale Italiano” del M° Modesto Ricchi sotto la guida del M° Enzo Cioccolini.
L’esigenza di avere una preparazione teorica più adeguata mi ha indotto poi ad intraprendere lo studio del solfeggio, conseguendo il diploma presso il conservatorio “L. Refice” di Frosinone. Non ho mai avuto nell’animo l’idea di diventare un concertista classico ma di utilizzare piuttosto la preparazione e la fantasia per creare musica. Questo desiderio unitamente alla grande passione per il jazz ereditata da mio padre, mi ha spinto nella maniera più naturale verso l’arte dell’improvvisazione, la ricerca sonora e la “composizione”. Tutti gli studi fatti nel corso degli anni li ho trasferiti nelle mie creazioni musicali che mi hanno per- messo di realizzare i cd “Immagini di Roma” e “Sangue Latino” come solista, accompagnato da Pino Sallusti al contrabbasso e Fabrizio Bigioni alla batteria ed alle percussioni, “La Musica Dentro” con il Nicola Buffa Mediterranean Jazz Quartet.