LA MOSTRA “STURMTRUPPEN” A PALAZZO FAVA A BOLOGNA
“Alt! Chi va là? Amichen o Nemichen?” “Semplici Conoscenti” E quindi? Che farà l’arguta sentinella a una risposta ancora più arguta?
Ritenterà la stessa domanda, ricevendo la stessa risposta. Poi proverà a chiedere al soldato Franz, capitato lì per caso, “ho assoluta necessità di un consiglien…”. Franz, non meno arguto, risponderà “fai finta di niente”. Stessa domanda, stessa risposta. Franz oramai si è fatto carico della faccenda: “vado a chiedere consiglio”, vari personaggi si avvicendano, stessa domanda, stessa risposta. Finché, in un’escalation gerarchica, si presenterà il più alto in grado, chiamato a prendere una decisione sull’annosa questione: stessa domanda, stessa risposta, sentenzierà dunque “qui si stanno attaccando le basi delle più sacre istituzioni militari”.
Mi sento un po’ in colpa a ridere della guerra, vivere in trincea doveva essere terribile, la quotidianità dura, soffocante, indesiderabile, la vita appesa a un filo, quando si aveva la fortuna di restare incolumi era lo sguardo sulle ferite degli altri a essere un continuo monito: la morte non dorme mai. Eppure non posso non sorridere alle strisce del Bonvi (Franco Bonvicini), a volte a ridere proprio di gusto. A Palazzo Fava la mostra “Sturmtruppen. 50 anni”, organizzata da Fondazione Carisbo e Genus Bononiae – Musei nella città in collaborazione con Eredi Bonvicini, visitabile fino al 7 aprile 2019,espone circa 200 opere, in gran parte inediti del fumettista originario di Modena, adottato bolognese. Come diceva Bonvicini, Sturmtruppen siamo noi. Un fumetto corale, dove non c’è un protagonista, i personaggi sono tutti anonimi, i soldati semplici sono Franz, Fritz, Otto, poi ci sono il Cuochen, il Capitanen, il Tenente Novellinen. Siamo al fronte, Seconda Guerra Mondiale e seguiamo gli avvicendamenti – spesso surreali – delle truppe tedesche, con la loro lingua maccheronica, basta mettere una “n” in fondo alle parole. Prendere in giro le truppe tedesche non è da tutti. Il messaggio universale contro la guerra e contro la stupidità umana è attuale come non mai, quando da giovane leggevo i suoi fumetti non mi era resa conto di quanto fosse forte questo messaggio. Ho avuto qualche difficoltà a godere a pieno della mostra: ascoltare l’audio guida mentre si leggono i fumetti è sconsigliabile, in alcuni punti le tavole sono molte e fitte, il percorso un tantino confusionario… Nulla si toglie comunque alla magia dei fumetti esposti. Interessante la sezione con la rivisitazione di altri autori degli Sturmtruppen: il cibo veganen, il contratto del soldaten che è scaduto dopo tre mesi e non lo rinnovano più, la sensualità del riadattamento di Milo Manara. E la gradita compagnia di un gruppetto di curiosi, che si è prestato a vedere la mostra come me, ha reso la mostra ancora più interessante.
Beppe: comunque le strisce danno dipendenza, non te lo aspetti.
Chiara: ricordo che mio fratello lo leggeva e faceva molto ridere anche me.
Marco: io avevo il diario!
Tiziana: a me non piaceva allora e non piace adesso, sono venuta sperando di cambiare idea… però mi ha colpito il messaggio critico sulla guerra.
Nicola: se devo dire solo una parola è: malinconia.
Che dire… In truppen è meglio!
Angelica Pizzolla