La Molli – Divertimento alle spalle di Joyce
Il piccolo spazio del Teatro LabArca di Milano è la casa perfetta per accogliere l’intimità di questa riscrittura milanese della Mrs Molly Bloom dell’Ulysse di James Joyce.
“La Molli” di Arianna Scommegna, per la regia di Gabriele Vacis, è una donna coperta solo da una sobria sottoveste lucida marrone che sale con eleganza un praticabile, si siede su una sedia che la accoglierà per tutto il monologo e apre il rubinetto delle parole. Con la disinvoltura di una simpatica e arguta casalinga dal parrucchiere, vomita in un flusso a valanga le sue delusioni, i suoi affetti perduti, gli amori avuti e gli amori mancati, i ricordi dolorosi, piccanti e frizzanti. Ci sono ricordi di amanti che suscitano tenerezza e di baci che suscitano amarezza. È un flusso inesorabile che viene dritto dall’essenza dell’abisso, che mette a nudo la natura più cruda e più colorata possibile del concetto di desiderio. Arianna Scommegna sembra essere visitata per la prima volta da questo nastro trasportatore di emozioni contrastanti e, in rapporto sincero e presente con gli spettatori, oscilla tra gli eccessi emotivi, scopre il pianto e se ne lascia attraversare per poi trasformarlo, in controtempo, in una gag.
Rispetto all’originale vengono italianizzati e quotidianizzati i nomi degli amori, delle città, le canzoni, e tutta questa confidenzialità fa sembrare che l’attrice stia raccontando qualcosa di suo. Tuttavia, si fa portavoce di una Penelope vera, non letteraria, fatta di carne e sangue. Debolezze, cinismi e rassegnazioni.
Come il fiume ruggisce con crescente potenza prima di tuffarsi nel mare, così Molli ci travolge quando, infine, talmente vibrante, quasi demoniaca, si arrende. Si arrende alla bellezza. La sua, del suo passato, del suo presente, che ha scelto. Nonostante infinite delusioni, insoddisfazioni e squallore, sceglie comunque la vita, sceglie l’amore.
I. R.