“La mia vita raccontata male”, Bisio fa sold out con un monologo di Francesco Piccolo
Siamo abituati a vederlo nel ruolo di conduttore televisivo su Mediaset, ma è un maestro nel realizzare spettacoli più impegnativi e profondi, come una commedia o un monologo teatrale. Per l’inverno 2022/23 Claudio Bisio ha scelto un monologo di Francesco Piccolo intitolato “La mia vita raccontata male”, e al Piccolo Teatro Strehler di Milano sta facendo sold out. La regia è di un eccellente Giorgio Gallione.
Il testo, una ibrido tra una biografia e un romanzo di formazione, calza talmente a pennello con la personalità di Bisio che l’attore, al termine dello spettacolo, ha sentito la necessità di specificare che la vicenda narrata non lo riguarda personalmente. O forse il monologo di Piccolo ha poco a che vedere con la vita privata dell’artista, ma il comico si è calato a tal punto nella parte che gli spettatori credono ciecamente alle sue parole durante lo spettacolo. Ciò che Bisio sembra avere in comune con il personaggio è l’età e la composizione della famiglia; non è inoltre raro che il conduttore di Zelig affronti nei suoi spettacoli teatrali questioni relative alla sinistra italiana. Il palcoscenico è disseminato di televisori, perché il protagonista del monologo ha lavorato in televisione come Bisio, perciò la confusione tra personaggio e artista risulta spontanea. Resta tuttavia un punto interrogativo su cui sarebbe interessante indagare scoprire come mai Bisio ha scelto di portare in scena proprio questo copione.
La storia ha come protagonista un uomo di mezza età, pertanto gli elementi che hanno caratterizzato la sua infanzia e la sua giovinezza – il Carosello, il ’68, i mondiali del ’74, le gemelle Kessler – risulteranno remoti agli spettatori più giovani, eppure lo stile frizzante ed energico di Bisio avvicina le nuove generazioni al mondo dei loro genitori. L’intreccio non è lineare, ma sono presenti numerose analessi e prolessi che rendono il racconto più simile ad una successione di aneddoti. L’opera è un evidente omaggio al Signor G di Gaber, forse per l’impronta biografica e sinistroide infarcita di riflessioni profonde. Piccolo esprime inoltre la propria nostalgia per la sinistra di metà Novecento, quando ancora il comunismo esisteva, nonostante i suoi sostenitori avessero vita grama. Le sue parole suonano come un monumento a una corrente politica defunta e colmano di amarezza lo spettatore di sinistra.
Se in televisione l’umorismo di Bisio è più scanzonato, al cinema e a teatro non perde la propria leggerezza, ma tocca tematiche più profonde e impegnative, inducendo lo spettatore a riflettere. Le opere di Bisio suscitano così risate decise ma malinconiche o riflessive, ma che proprio per questo inducono ad amare profondamente la vita e ci insegnano preziose lezioni sull’esistenza. Lo spettacolo non suscita inoltre risate continue: abbondano infatti i momenti di riflessione e i silenzi, perciò il monologo è un’opera a tutto tondo, che suscita emozioni complesse e trasmette un messaggio profondo. A Zelig Bisio è molto più allegro, al cinema e a teatro invece la voce è più profonda e ricca di sfumature, forse proprio perché l’attore dimostra di saper usare il diaframma: al Piccolo Teatro di Milano il palco non era più calcato da un conduttore, ma da un attore.
Bisio non è solo: in scena assieme a lui troviamo due chitarristi, Marco Bianchi e Pietro Guarracino, che eseguono le musiche di Paolo Silvestri. Si tratta per lo più di musiche di accompagnamento eseguite con la chitarra acustica, ma che si trasformano nelle ruggenti note di una chitarra elettrica per rappresentare il Giapponese, il pestifero figlio del protagonista. Non mancano brani trasmessi elettronicamente.
Le scene e i costumi sono di Guido Fiorato, che ha scelto di trasportare il volto inconfondibile di Bisio in un salotto un po’ vintage con luci soffuse. Il monologo assume dunque il sapore di confidenze intime pronunciate dal protagonista nel confort di casa propria. Come deus ex machina, vengono calati dall’alto gli oggetti di scena più vari, come sedie o pupazzi giganti di Snoopie in carta regalo rosa.
Valeria Vite
Fotografia di Marina Alessi