“La leggenda del Malombra” di Vincenzo Sacco
“C’è un nuovo eroe in città. Anzi, c’era”
Il mantello color porpora le cui punte si impennano in alto come due corna di toro, i guanti e gli stivali vermigli, il cilindro rosso fuoco sulla testa… Questo è l’aspetto del demone dal volto bianco, scarno, scheletrico che si aggira, in compagnia del suo fidato cane di mannara Diavolo, nel villaggio di San Sallier sui Nebrodi. Il Malombra, protagonista del romanzo di Vincenzo Sacco, “La leggenda del Malombra” (Edizioni Spartaco, pp. 144, euro 14), è l’ultimo baluardo contro le ingiustizie e i soprusi perpetrati a opera di criminali e malfattori che opprimono gli abitanti del villaggio. Le sue armi sono una spada francese, la catena raccolta al braccio e il terrore che incute nei suoi avversari facendo leva sulle loro superstizioni.
“Non hanno che un solo nome in bocca adesso: il Malombra! “
Le azioni del Malombra si intrecciano con le vicende di Leonardo, erede della casata Valentini, da poco rientrato dalla Francia dove si è trasferito a seguito della misteriosa scomparsa dei suoi genitori per completare gli studi. Al suo rientro al castello Leonardo ritroverà tra gli altri la sorella Patti, Doriana amica di lei e suo amore adolescenziale, il singolare cugino Federico e il suo fedele servitore Montalbàn. Allo stesso modo Leonardo si troverà faccia a faccia con il diabolico avvocato Ginestra, interessato alla miniera di zolfo di proprietà della casata Valentini: egli dovrà resistere alle pressioni e alle minacce dell’avvocato e della sua grottesca armata di picciotti, intenzionati a impossessarsi della miniera per contrabbandare a fini bellici lo zolfo alle armate sabaude.
“Sufra” come giallo. “Sulfur” come fuoco. “Sùrfaru” è zolfo.
L’autore sullo sfondo della Sicilia della seconda metà del 800, mescola richiami storici del regno borbonico al folklore siciliano, fonde le vicende dell’erede della casata Valentini all’elemento magico ed esoterico. Il risultato è un romanzo avvincente, che racconta storie di giustizia e di vendetta, e che trae forza vitale dalle radici e dalle credenze meridionali caratteristiche dei luoghi del romanzo.
Domenico Lauria
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