La KLIMT EXPERIENCE a Roma
La Klimt Experience, una mostra multimediale dedicata al padre della Secessione Viennese, visitabile a Roma fino al 10 giugno 2018 nella Sala delle Donne, presso il Complesso Monumentale di San Giovanni Addolorata è prodotta e organizzata da Crossmedia Group in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, con il patrocinio del Ministero dei Beni delle Attività Culturali e del Turismo, del Comune di Roma, del Forum di Cultura Austriaco e con la partnership di Trenitalia.
Come prima experience in assoluto, non nascondo un certo approccio piuttosto scettico e diffidente. All’ingresso mi soffermo a leggere il testo del direttore artistico Sergio Risaliti che punta, in quest’operazione, a far percepire Gustav Klimt al grande pubblico attraverso l’entusiasmo, la fascinazione, la meraviglia. Molte opere di Klimt, a suo dire, fanno parte della cultura popolare, eppure resta un artista ancora da scoprire. E proprio mentre leggo, vedo una signora indicare alla sua amica il Ritratto di Adele Bloch-Bauer, dicendole che in camera da letto ha appeso proprio quel poster. La sua amica non ha mai visto quest’opera. Sorrido e penso che Risaliti ha proprio ragione.
La mostra si snoda attraverso una stanza buia, detta Sala Visual dove, su una ventina di schermi, vengono proiettate opere, citazioni e aneddoti vari della vita dell’artista. A seguire si passa nella Sala Immersiva: una grande stanza rettangolare in cui scorrono sulle quattro pareti le opere di Klimt selezionate dallo storico dell’arte. La sensazione di per sé è molto piacevole e mi distendo rilassata sui tappeti in terra a godermi il fluire delle percezioni. Ma ciò che mi stupisce maggiormente è che non sono sola: la sala è gremita di gente, per lo più giovani fidanzati e famiglie che, in un caldo sabato pomeriggio, hanno preferito trascorrere il loro tempo così, godendo, in completo silenzio, dell’emozione provocata da questa immersione nelle opere, mentre dalle casse risuonano piacevolissime le musiche di Mozart, Beethoven o i Carmina Burana di Carl Orff. Passando attraverso la Sala degli Specchi, una stanza rivestita di specchi dove le opere proiettate diventano un tutt’uno con il pubblico e che, per forza di cose, è il regno dei selfie, si arriva alla sala della realtà virtuale. Attraverso l’uso degli appositi occhiali, si compie un viaggio in quattro dei dipinti più famosi di Klimt, che prendono vita in dimensioni – qualcuna più, qualcun’altra meno – realistica. Trovo molto piacevole la sensazione di planare sull’acqua mentre entro virtualmente in The Schloss Kammer on the Attersee, ho una sensazione quasi di gioia e, se mi guardo da fuori, mi accorgo che sorrido. Lo stesso non si può dire per il mio vicino di experience che, a occhio e croce non avrà più di 8 anni, ha un piccolo brivido di paura mentre viene avvolto dalle fiamme virtuali di Giuditta. Lascio gli occhiali a una ragazza spagnola che diligentemente ha aspettato il suo turno e mi volto a osservare la fila composta di persone che pazientemente aspettano e lascio la mostra con una strana sensazione, per niente scontata, di pace e di appagamento.
Non so se questo sia il metodo migliore per avvicinare la gente alla cultura artistica, rimangono innumerevoli le cose non dette, ma ammetto questa messa in scena così spettacolare segna un passo utile per creare quella confidenza, quel senso di vicinanza e perché no quella gioia leggera che spesso manca nella fruizione dei processi artistici. Da provare.
Laura Carnemolla