“La grande età” del Teatro Franco Parenti inizia con “A spasso con Daisy”
“La grande età”: è questo il titolo della rassegna culturale che Teatro Franco Parenti di Milano, in collaborazione con Fondazione Ravasi Garzanti, ha ideato per la cinquantesima stagione. Un insieme di spettacoli incentrati sul concetto di “terza età”, trasformandola in “grande età”, volendone così enfatizzare l’energia creativa che porta in sé.
A fare da apripista a questa rassegna è lo spettacolo “A spasso con Daisy”, dal testo di Alfred Uhry, premio Pulitzer 1988 e premio Oscar alla versione cinematografica. La versione teatrale, adattata da Mario Scaletta e la regia di Guglielmo Ferro, vede come protagonisti Milena Vukotic, Salvatore Marino e Maximilian Nisi.
Siamo alla fine degli anni ’40, ad Atlanta, in Georgia, per la precisione è il 1948 ed è appena uscito il modello di Fender Stratocaster, una chitarra elettrica che ha segnato la storia del rock and roll. Ed è proprio in questo momento storico che prende il via la trama, quella che vede protagonista la settantaduenne ebrea Daisy Werthan, madre di Boolie. La donna, dal carattere orgoglioso e testardo, non è più in grado di guidare senza fare danni, e per darle una mano, il figlio le propone di assumere un autista di colore. Naturalmente la donna si oppone fermamente, affermando di non aver bisogno di alcun aiuto, ma il figlio non demorde e dopo un breve colloquio, ingaggia Hoke Colburn. L’uomo, non senza difficoltà, cerca in ogni modo di ottenere la fiducia di Daisy e, dopo svariati tentativi, finalmente riesce ad smussare un poco il carattere spigoloso della donna. Tra i due, durante gli anni, si instaurerà gradualmente un legame molto forte, che durerà fino alla morte.
“A spasso con Daisy” è una commedia piacevole e toccante allo stesso tempo, che racconta una fase delicata della vita, quella in cui, se si è vedovi come Daisy, la solitudine si fa sentire in modo più forte, specialmente se unita alla consapevolezza dei limiti insorti dall’avanzare inesorabile dell’età. Il legame tra Daisy e Hoke riesce a superare le convenzioni e i pregiudizi, nonostante, all’epoca della storia, non sia certo un mistero la discriminazione razziale verso la gente di colore, che non poteva nemmeno utilizzare gli stessi bagni pubblici dei bianchi. La situazione storico politica viene solamente accennata, perché è importante comprendere quello che succede nell’animo dei personaggi, ciò che li cambia e li lega a prescindere dalle regole e imposizioni sociali. Daisy e Hoke sono i portavoce e i simboli di un cambiamento che può partire solo dall’interno del singolo, per poi potersi espandere all’esterno.
Bravissimi gli attori sul palco, che hanno coinvolto il pubblico dal primo istante, con un ritmo vivace, che non manca di pathos e di delicatezza, che nel finale, porta a una sincera commozione.
In scena fino al 30 ottobre al Teatro Franco Parenti di Milano.
Roberta Usardi