La felicità nella contemporaneità di Dennis Kelly
La felicità è parte di questo universo e ciascun individuo ha diritto almeno ad una dose. Senza dubbio, la felicità può concedersi dopo fatiche, prove e, soprattutto, coraggio. Essa ci regala la libertà, ma menzognera. Quando l’uomo contemporaneo si ritiene più libero, quindi felice, rispetto al passato, allora s’inganna perché vittima di ciò che apparentemente lo rende felice.
E così, la conoscenza del vero prezzo di ogni cosa e il valore del nulla divengono le maggiori sofferenze che si annidano in “LOVE&MONEY” di Dennis Kelly, testo ormai reso classico nella drammaturgia britannica ed europea. Nella regia di Marinella Anaclerio, la produzione della “Compagnia del Sole” smaschera magistralmente l’intrigo paradossale, tra sorti avverse e ridicole relazioni. Qui, il materialismo si fa materia in una viscerale confusione consumistica. David intrattiene una corte virtuale con Sandrine, alla quale rivela le dinamiche della morte di sua moglie Jess. Da questo punto, il proemio cambia volto e si rende epilogo, la fine giunge per prima e ci rovescia all’indietro. I quadri si incatenano tra loro come ciocche di capelli per poi acconciarne la sottile trama. Ma v’è molto più di un rovesciamento temporale. I personaggi sono privi di preambolo e sono presentati da Kelly nell’immediatezza della ricerca del loro desiderio, nel loro guadagnarsi la felicità. Essi si confessano, ma non si riconoscono. Soffrono ma senza coscienza. David, interpretato da Tony Marzolla, casca in una furia violenta di fronte alla dipendenza della moglie Jess, Patrizia Labianca, che non frena la sua schiavitù delle vetrine. I due genitori apparentemente a lutto, Flavio Albanese e Stella Addario, che rivelano la scioccante profanazione di una tomba. Poi Val, Antonella Carone, che si abbiglia alla moda del lavoro per “fotosintetizzare” il denaro e alle cui dipendenze vi è Paul, Domenico Piscopo.
Essi vivono nello spazio bianco e neutro che li racchiude, si consumano. Razionalità e sentimento si oppongono, così come l’ossimorica unione di spazi geometrici e ondulazioni affettive. L’unico personaggio che riesce a fuoriuscire dal sistema ne resta immolata. Comprende subito che il mondo non è fatto di numeri, ma di carne.
Francesco Di Tondo