“La destinazione” di Serena Penni: voci di tre vite
Pensiamo, sin dal titolo, che “La destinazione” (Il ramo e la foglia Edizioni, pp. 174, euro 15) di Serena Penni sia un libro che ci porterà verso un luogo, verso una fine, una storia conclusa, una destinazione appunto. Lo pensiamo per tutta la durata della lettura, pagina dopo pagina, mentre affrontiamo una vicenda raccontata da tre voci narranti, da tre prospettive diverse che riflettono tre vite con i loro abissi del passato, del presenti e non solo.
La prima voce è Carla, legata sentimentalmente a Paolo, un uomo messo alle strette dalla vita sin dai primissimi anni dell’infanzia, con l’uccisione di sua madre. Carla se ne innamora, se ne prende cura, lo asseconda, lasciandolo andare solo nel momento in cui capisce che per certe azioni non esiste ritorno. La seconda voce è quella di Paolo, che pian piano snocciola i quesiti che Carla non era riuscita o non aveva voluto comprendere. Una vera e propria dannazione, la vita di Paolo, incastrato nel passato, nonostante gli sforzi per oltrepassarlo; ma ci sono cose che da sole diventano irrisolvibili, anzi che, covate, peggiorano solo la loro percezione. Infine, la terza voce, quella di Elisabeth, la cui vita si è legata casualmente a quella di Paolo, ma comunque con un passato troppo complicato per poterne assecondare le richieste o per lasciarsi completamente andare verso di lui. Tre vite, tre drammi che si incontrano, si mescolano, fino a ritornare ognuno per la sua strada.
Serena Penni ci racconta di bambini persi o mai nati, adulti rimasti bambini, passioni immutate ma lontane da un vero e proprio compimento, vite che provano a redimersi ed epiloghi inevitabili. È sempre il passato che, inevitabilmente, fa sì che il presente non si compia e rimanga lì appeso, fermo nello stesso punto, fedele a sé stesso, lontano da quel pericolo che inavvertitamente potrebbe sconvolgerlo.
Ma allora, quale è realmente la nostra destinazione?
Marianna Zito