“La concia del coniglio”, il graphic novel di Moro
“La concia del coniglio” (piè di mosca, pp. 192, euro 18) inizia con la rappresentazione dei pensieri di questo piccolo animale appena catturate che materializza nella sua mente la propria fine e ragiona su quando la sua vita sia stata sfuggevole ed effimera. È un viaggio onirico e a riprenderne in mano il filo è una mosca – in grado di impadronirsi anche di intere tavole del graphic novel – che ronza attorno a un gruppo di amici che vivono nella stessa casa e alle loro jam session. Si continua con statue parlanti, enormi cavalli e le tracce di una pantera che si aggira tra i trulli e tra segreti pericolosi. Ognuno dei personaggi ha sempre di fronte una scelta, ma non resteranno mai nel mezzo, sempre pronti a rischiare e ad andare verso la propria direzione.
“È come se ci fosse del rumore di fondo…”
Moro ci mette di fronte a illustrazioni storte e grezze, ma allo stesso tempo lineari. Un semplice inchiostro nero su carta bianca, ondate di tratteggio che prendono le più disparate forme e delineano ogni minimo dettaglio. La morbidezza delle linee che compongono le figure enfatizza ogni singolo tratto e ne aumenta il realismo, donando concretezza e profondità ai soggetti rappresentati. Le vignette sono confuse ed emotive, riescono a manifestare con chiarezza ogni sentimento, comunicando in modo sincero, chiaro e diretto.
Marianna Zito