“La casa natale” di Henry James nella prima versione italiana
“Se la dolcezza dei mesi preliminari era stata grande, grande – sebbene al limite eccessiva quanto l’agitazione – fu la meraviglia di alloggiare quasi sotto lo stesso tetto con Lui, di calpestare giorno e notte le orme dei suoi passi, di toccare gli oggetti, o in ogni caso le superfici e le cose materiali che aveva sfiorato con le mani e strusciato con le spalle, di respirare l’aria – o qualcosa di non molto diverso – in cui era risuonata la sua voce.”
Edizioni Spartaco, nella nuova Collana Elitropia diretta da Alessio Bottone, pubblica “La casa natale” (pp. 152, euro 14) di Henry James nella prima versione italiana, curata da Sergio Perosa, uno dei massimi studiosi dello scrittore statunitense.
Cosa succede quando si ha la fortuna (o sfortuna?), come accade a Morris Gedge, di diventare il custode della casa natale di Shakespeare? Come ci si deve approcciare alla fame curiosa di tutti quei turisti dalle domande più incredule e assurde senza remore sulla coscienza, senza fallire e continuando a onorare il Bardo?
Henry James scrive una “benedetta nouvelle” sempre attuale, divertente e leggera e satirica dai temi comunque di una certa valenza, come il rapporto tra l’arte e la vita, la commedia sociale, le relazioni tra i personaggi. Si analizza il valore che si dà all’arte quando diventa spettacolarizzazione e oggetto di massa, quando viene utilizzata per motivi pubblicitari e show business, trasformandola in un oggetto di finzione dal valore monetario: la figura dell’artista, idolatrata, assume una mera funzione commerciale.
Lo scrittore, con questo testo dalla struttura teatrale, prevede la morte dell’arte a favore del mercato pubblicitario ed economico; traccia il disegno perfetto di un pubblico che preferisce il falso al vero, riportando alla popolarità delle fake news di oggi, che vedono tutti gabbati ma contenti.
Marianna Zito