“La casa di Mango Street”, il posto che gli altri scelgono per te
Sandra Cisneros è una scrittrice e poetessa statunitense d’origine messicana, unica femmina di sette fratelli. La Nuova Frontiera pubblica “La casa di Mango Street”, uno dei suoi due romanzi (121 pagine, euro 15), un buon mix di alcuni degli elementi che le appartengono: scrittura, poesia, una donna in un contesto maschile/maschilista.
Esperanza
“In inglese il mio nome si traduce Hope. In spagnolo, Esperanza (…). Significa tristezza, significa attesa. (…) Ha un colore limaccioso. Sono i dischi messicani che mio padre mette la domenica mattina quando si fa la barba, canzoni che sembrano singhiozzi. Era il nome della mia bisnonna e adesso è mio. Anche lei era del cavallo, nata come me nell’anno cinese del cavallo – che si dice porti sfortuna se si nasce femmina – ma a me questa pare una balla cinese perché ai cinesi, come ai messicani, non va tanto giù che le loro donne siano forti”.
Un nome, un destino. Forse per questo a Esperanza non piace il suo nome, se ne vergogna. Così come si vergogna, e non le piace, la casa di Mango Street in cui vive con la famiglia. L’ennesima in cui traslocano e che non corrisponde ai sogni di nessuno, che indica povertà, sacrificio, un quartiere a parte per i chicanos, additati come pericolosi, solo perché in numero crescente.
Esperanza, prima adolescente e poi più matura, si muove in un mondo di adulti e lo fa con disincanto, con purezza, raccontando la vita di chi le sta intorno così come la vede senza saper ancora leggere tra le righe, senza riconoscere o comprendere fino in fondo quelle che sono storie di maschilismo, violenza, patriarcato, tradimento, emarginazione. E intanto diventa adulta anche lei.
“Dentro di me, tutto trattiene il fiato. Tutto aspetta di esplodere come a Natale. Voglio essere tutta nuova e brillante. Voglio sedermi scomposta di sera, con un ragazzo avvinghiato al collo e il vento sotto la gonna. Non come adesso, a parlare con gli alberi tutte le sere, affacciata alla finestra a immaginare quello che non vedo”.
Scegliere per sé
Sandra Cisneros mette insieme come tanti piccoli racconti attraverso la voce di Esperanza. E con gli occhi, il linguaggio, la leggerezza di una ragazzina raccoglie episodi tristi, buffi, che fanno sorridere o riflettere. Insomma, la vita. Riuscendo a far emergere tematiche importanti, quale la ghettizzazione degli immigrati, la povertà, le impronte culturali, al di là di ogni giudizio, per quello che sono: fatti che esistono, per davvero.
Esperanza è il riscatto, quello che a volte succede, la voce sì dell’autrice, ma anche quella fuori dal coro in una sequenza che pare immutabile. Non sogna un marito che la porti via per replicare altrove scene già viste.
Una casa tutta sua, un bel paio di scarpe nuove, libri, scrittura. È questo il riscatto di Esperanza, poter scegliere per se stessa. E pare anche essere l’augurio della Cisneros a chi non vuole arrendersi e “appoggiare la propria tristezza su un gomito” guardando fuori dalla finestra.
“Resisti, resisti, resisti, mi dicono gli alberi mentre dormo. Sono i miei maestri. Quando sono troppo triste e troppo gracile per continuare a resistere, quando sono solo una cosetta insignificante contro tutti questi mattoni, è allora che guardo gli alberi. Quando in questa strada non c’è nient’altro da guardare. Quattro che sono cresciuti nonostante il cemento. Quattro ce crescono e non dimenticano mai di crescere ancora. Quattro la cui unica ragione di esistere è quella di esistere e continuare a esistere”.
Laura Franchi