La cantautrice Valentina Polinori esce oggi con il secondo disco “Trasparenti”
Classe ‘87, Valentina Polinori ha una formazione artistica completa che spazia dalla musica all’arte, le cui capacità si erano ben sentite nel primo disco “Mobili” uscito nel 2017. Il nuovo disco “Trasparenti” riconferma il grande talento dell’artista sia nei testi sia nelle melodie che fanno apprezzare al 100% la sua voce piena ed espressiva nei vari colori.
Ma passiamo ai brani del disco, anticipato lo scorso dicembre dal bel singolo “Bosco” e relativo video (“e spero che con le mie vertigini saprai parlare”) e seguito ora da “Lo spazio” (“il tempo che passava lo aspettavi anche tu”) e da “Lontani” (“lontani però continui a guardarmi sempre”) uscito il giorno di San Valentino. Ognuno dei dieci brani del disco è ben prodotto e riuscito, cosa che rende l’album un ascolto piacevole a 360 gradi; da segnalare “Camilla”, brano d’atmosfera con un testo notevole: “e se poi lei si innamora, muore di dolore perché un principe non esiste” e ancora “a volte ci si ferma per capire il doppio senso delle cose che succedono, ma Camilla no”.
O anche la ballad “Andiamo fuori”, dal ritornello che aggancia la memoria e non la molla “andiamo fuori, trasparenti, andiamo fuori e sembriamo contenti”; “Niente” è un’altra chicca del disco, con un arrangiamento semplice che vede la chitarra acustica come protagonista nell’accompagnamento “avevo provato a perdere peso / ma i dubbi mi nutrono contro di te / forse un lago in salotto è il modo migliore / per evitare le onde”. Infine, tra le altre, citerei anche “Fa lo stesso”, breve, ma intensa, e “Sembra un fiore” che chiude l’album tra i suoi bei versi: “non hai idea del silenzio che fa la gente che ascolta.” Rispetto a “Mobili” c’è meno rock nel sound, ma Valentina si dimostra una cantautrice dal tocco personale, intelligente e che sa far arrivare a chi ascolta le sue canzoni.
Abbiamo approfondito l’argomento con l’artista qualche giorno fa, quando abbiamo avuto modo di fare quattro piacevoli chiacchiere.
R.U.: Come è stato il processo creativo di questo disco?
V.P.: In realtà è stato strano, ci sono tre brani che ho scritto e prodotto più di un anno fa e sono stati i primi su cui ho lavorato, “Camilla”, “Niente” e “Io credo che” lavorando con il produttore Alssandro di Sciullo, con cui mi sono trovata bene. Nel frattempo ho avuto un po’ un blocco creativo, ma durante l’estate ho trovato un po’ di ispirazione e sono nati gli altri brani, un po’ per caso, perché non mi aspettavo di essere così prolifica, ma sono stati inseriti tutti nel disco perché provenienti tutti dallo stesso periodo di scrittura.
R.U.: C’è una canzone a cui sei più legata in particolare?
V.P.: Penso sia “Bosco”, per questo è stato scelto come primo singolo.
R.U.: La grafica della copertina di disco e singoli come è venuta fuori?
V.P.: È una collaborazione con l’agenzia di grafica Elva, con cui sto sperimentando le copertine del disco e singoli, mi sembravano adatti per i brani del disco, qualcosa di semplice e evocativo.
R.U.: I tuoi dischi sono autoprodotti?
V.P.: Sì, nel primo disco è subentrata poi un’etichetta per la distribuzione.
R.U.: Ti stai trovando bene nonostante la mancanza di un’etichetta?
V.P.: È un mondo complicato, non so dire se mi trovo bene, in qualche modo sto trovando una dimensione, ma preferisco così piuttosto di avere un’etichetta che non mi segue come vorrei. Per certo versi preferisco fare per conto mio per avere la gestione di tempi e modalità.
R.U.: Sei un’artista a tutto tondo, hai viaggiato molto prima di pubblicare il primo disco, a Parigi r in Olanda, ti piacerebbe diventare internazionale?
V.P.: In realtà non lo so, scrivo in italiano e potrebbe essere limitante, ma sicuramente i viaggi fanno crescere a prescindere. Osservare posti e persone è bellissimo e mi condiziona tanto, forma a livello personale.
R.U.: Che differenze cogli tra il primo e il secondo disco? Come sei cambiata tu?
V.P.: Per il primo album è stato un lavoro di squadra, io portai delle pre-produzioni ai musicisti Stefano Rossi, Davide Savarese e Matteo Cona e con loro in sala siamo partiti da lì e abbiamo modificato alcune cose di arrangiamento musicale. Nel secondo disco la produzione è stata curata da Alessandro di Sciullo in toto e il disco è stato realizzato in modo differente. Io sono sicuramente diventata un po’ più introspettiva, ho iniziato a parlare di me, cosa che avevo un po’ paura a fare e che prima non facevo. Ho avuto modo di studiare di più a livello tecnico e questo l’ho sentito nella composizione delle canzoni, le strutture dei brani sono diventate più chiare.
R.U.: Per i concerti, so che hai due date a Roma, che tipo di formazione avrai, canterai con la band o sarai in acustico?
V.P.: Il 29 febbraio al Largo Venue sarò in apertura al concerto di Wrongonyou e sarò voce e chitarra mentre il 17 aprile (per l’evento Le Mura Release Party) avrò la band, che nel frattempo è cambiata: c’è sempre Stefano Rossi al basso, Marco Proietti alle chitarre e tastiera e Federico Santoni alla batteria.
R.U.: Ci saranno anche altre date in giro per l’Italia?
V.P.: Sì, ancora non sono state rese note, ma ci saranno.
R.U.: Un tuo sogno adesso qual è? Per la tua carriera, ad esempio una collaborazione…
V.P.: Non saprei, sicuramente vorrei continuare, migliorare, essere soddisfatta dei brani, sperando di ampliare il pubblico che ascolta e avere la possibilità di suonare in contesti sempre più belli.
R.U.: Hai un artista di riferimento in particolare?
V.P.: Ascolto tanta musica differente, probabilmente ora l’artista che ti direi è Elena Tonra dei Daughter, la cantante, che ha anche fatto un percorso solista, e poi altri cantautori, come Carmen Consoli, Samuele Bersani. Di attuale mi piace Gazzelle.
R.U.: Ti piacerebbe andare a Sanremo?
V.P.: Devo ammettere che non mi piacciono le competizioni, ma penso che Sanremo sia una cosa a parte, penso che stia ritrovando lo spirito musicale, soprattutto negli ospiti.
Ringrazio molto Valentina Polinori per la disponibilità e gentilezza.
A cura di Roberta Usardi
Fotografia di Davide Fracassi
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