“La bohème di Kristiania”: il manifesto di Hans Jæger
Il Kristiania-bohemen è stato un movimento politico e culturale norvegese del 1880 focalizzato a Kristiania, l’odierna Oslo. Hans Jæger – scrittore, filosofo e attivista politico anarchico – è stato la figura centrale del movimento, altri membri importanti sono Christian Krohg, Oda Krohg, Jon Flatabø, Haakon Nyhuus, e Nils Johan Schjander: una ventina di uomini e poche donne, e altri liberi associati, come Arne Garborg. I Kristiania Bohemians erano artisti appartenenti al periodo del Naturalismo, che puntavano, con enfasi di sentimenti, verso un nuovo periodo letterario, il Neo Romanticismo. I Kristiania Bohemians sono anche conosciuti per i loro Nove Comandamenti, i Bohemian Commandments, che hanno origine da un articolo pubblicato sul n. 8 del febbraio 1889 dell’Impressionisten e attribuito a Hans Jæger. Lui e gli altri membri cercavano di vivere seguendo questi dettami, sostenevano che la sessualità non doveva essere limitata in una relazione, argomentando che i valori tradizionali del matrimonio e la classe sociale sconfinavano nella libertà personale e nell’appagamento; sostenevano che l’istituzione del matrimonio doveva essere abolita e che doveva esistere il “sesso libero all’interno dei sessi della stessa classe sociale” e, ancora, che la società civile rovinava l’uomo facendogli rifiutare i piaceri della sessualità. Agli occhi dell’opinione pubblica moderna le motivazioni di Jæger potrebbero non risultare così scabrose, come potevano risultare ai cittadini di una Kristiania di fine ‘800, ma sono viste come motivazioni e idee che volgevano i primi passi verso un fenomeno di modernizzazione e progresso.
“La bohème di Kristiania” (Lindau, pp. 422, euro 24, a cura di Luca Taglianetti, titolo originale Fra Kristiania-Bohêmen) è il “libro manifesto” scritto da Hans Jæger, che gli costò molto, perché a seguito della pubblicazione fu condannato a sessanta giorni di prigionia e a una multa per blasfemia e per aver infranto la morale e il pudore pubblico; perse il suo lavoro come stenografo presso il Parlamento e, inoltre, il libro fu confiscato copia per copia e riconsegnato al pubblico solo 50 anni dopo. Jæger, per sua stessa ammissione, si proponeva con quest’opera di attaccare i tre pilastri su cui si sosteneva la società di allora: il cristianesimo, una morale ipocrita e il vecchio concetto di giustizia. Un romanzo, quindi, scandaloso che sconvolse e divise l’opinione pubblica, tra chi era a favore della libertà di espressione e chi condannava questo attacco ai danni della società borghese.
Il romanzo comincia con Jarmann – alter ego del cadetto Johan Seckmann Fleischer – che va a far visita a un malato Hermann Eek – alter ego di Hans Jæger – che ci racconta gli avvenimenti in prima persona, per tornare indietro con continui flashback: dall’arrivo di Jarmann quindicenne e Kristiania, la sua fatica nel continuare gli studi, i suoi legami e le uscite notturne dietro le donne e l’abbandono alle passioni, “… appariva bello mentre camminava, snello e biondo, disinvolto nel suo incedere, con il suo completo grigio che gli calzava a pennello, e con un vago accenno blasé sul bel viso pallido”. Ma presto l’infelicità balenerà negli occhi del ragazzo, con le prime ombre di un pensato suicidio, fino al fortuito incontro con Eek. I due inizialmente non andavano d’accordo, ma scoprirono ben presto di avere una cosa in comune: le lunghe passeggiate su Karl Johan.
“Quando ritornai in città agli inizi di settembre, e ripresi le mie solite lunghe passeggiate su Karl Johan, vi incontravo sempre Jarmann…”
Jermann era attratto dalla vita che conduceva Eek e cominciò a recarsi ogni sera nel suo appartamento, con altri uomini e donne, per parlare, bere e fumare e passare così il tempo.
Le lunghe conversazioni di Eek con Lily Brun e i suoi incontri e le passeggiate clandestine con la giovane Gerda; i discorsi tenuti sempre da Eek presso l’associazione operaia sulla tolleranza dei bordelli prima e presso l’associazione studentesca poi sono episodi salienti: la prostituzione esiste perché è la società che lo vuole, per colpa dei limiti imposti dal matrimonio e per i limiti lavorativi in cui versano le donne, costrette a matrimoni di convenienza. La soluzione sarebbe stata abolire il matrimonio e praticare l’amore libero, idee progressiste che troviamo anche leggendo Ibsen. L’obiettivo di Eek è fondare una scuola di sole donne, dove insegnare alle ragazze durante la prima adolescenza a emanciparsi e ad allontanarsi dai doveri morali imposti loro dal cristianesimo e dalla società ed essere così finalmente libere. Irrecuperabile, ad esempio, nel racconto è il destino di Lily, oppure l’anemia della sorella di Gerda, dovuta alla mancanza di rapporti con gli uomini. Ma dopo i suoi due interventi, oltre all’additamento sociale, anche l’idea della nascita della scuola gli sarà preclusa. Eek cercherà in tutti i modi di porre rimedio allo scandalo provocato dal primo intervento presso l’associazione operaia. Infatti, la seconda parte del romanzo si apre con l’intervento presso l’associazione studentesca, con idee che vogliono rivoluzionare l’ordine sociale vigente. E di nuovo un flashback: ora è Eek a raccontare la sua adolescenza, i suoi incubi notturni e i suoi primi amori tragicamente dissolti. Ma man mano si ritorna al principio, con il desiderio di Eek di scrivere un libro sulla sua vita e quella di Jarmann, per descrivere come la società e la morale sessuale possano distruggere la vita di due uomini come loro: non c’è speranza a colmare, né consolazione, solo una vera e propria accusa nei confronti di Dio.
“Camminavo lentamente, con le mani sepolte nelle tasche del cappotto e guardando dritto davanti a me – penso di un senso di desolata mancanza; non pensavo a lei, né a nessun’altra… guardavo fisso nel vuoto. Non ne ero sconcertato, né disperato – era una sensazione nota – mi faceva solo gelare, gelare fino nell’anima…”.
Hans Jæger fu amico di Edvard Munch e fu anche soggetto di uno dei suoi quadri, disegnato velocemente nella stanza in affitto di uno degli amici di Munch. Ed è di Munch il quadro sulla copertina di questo volume “La bohème di Kristiania”, Sera sul viale Karl Johan.
“Era pomeriggio, poco dopo le due, Karl Johan brillava dei colori invernali, il sole splendeva sulla neve bianca, la banda suonava nel gazebo, le note riempivano l’aria, i marciapiedi su entrambi i lati erano neri per la moltitudine di persone, in mezzo la strada era larga, bianca splendente alla luce del sole”.
Marianna Zito