“LA BAMBINA CHE AMAVA TROPPO I FIAMMIFERI” LA FIABA NERA DI GAÉTAN SOUCY
“Avevo capito una volta per sempre che i nostri sogni scendono in terra soltanto per il tempo necessario a farci marameo…”
Eccezionale la traduzione italiana di Francesco Bruno del libro “LA BAMBINA CHE AMAVA TROPPO I FIAMMIFERI” (Marcos y Marcos, pp. 189, euro 16) di Gaétan Soucy. Travestita da una mite fiaba, apparentemente semplice e ingenua, si svela man mano una storia incatenata a un passato misterioso e terrificante, di cui due fratelli pagano ogni giorno le conseguenze. Improvvisamente orfani si ritrovano a osservare un mondo di cui prima potevano solo lontanamente immaginare l’esistenza, rintanati nel loro Giusto Castigo, un dolore lì, fermo, di tutti ma che in realtà non appartiene a nessuno, se non a se stesso. Comandati per ogni azione o movimento, la loro integrità era legata a questo sottostare servile alla figura paterna, senza la quale si ritrovano improvvisamente vanificati e persi “Da soli, riuscivamo a malapena esitare, esistere, aver paura, soffrire”. La loro ritualità e i loro gesti quotidiani si perdono davanti a un corpo freddo, di cui avremo una descrizione precisa ed esilarante. La tragedia prende un risvolto grottesco e ridicolo “ci capita di tutto sempre, non c’è scampo”, accompagnato dai racconti piacevolmente scurrili e assurdi di aneddoti e ricordi del passato.
È una delle due voci a raccontarcelo, con un linguaggio ingenuo, con una particolarità infantile che appartiene solo ed esclusivamente alle loro vite, una visione che dà per scontato verità macabre e nascoste, rendendole un tutt’uno con la vita reale e quotidiana. La morte del padre magicamente non blocca le loro vite o il loro tempo, a differenza di ciò che si aspettavano, ma li mette di fronte alle regole sociali: ogni cosa ha un nome e cominciano, da un’altra prospettiva, la meraviglia e la poesia della scoperta delle piccole cose. La verità man mano si palesa per poi travestirsi, nascondersi e, infine, svelarsi completamente e apparire completamente diversa da ciò che ci aspettavamo. Una scrittura precisa e geniale quella di Gaètan Soucy, in grado di sorprenderci, ora a ridere ora a tremare, immobili e inorriditi.
Marianna Zito