“La ballata di Woizzecco” – al Teatro della Contraddizione di Milano
Torna in scena, e la sconvolge, l’opera prima di Astorri Tintinelli.
“Lavorare, lavorare, lavorare. Tutta la vita è darsi da fare, darsi da fare, darsi da fare!”
In principio era il Teatro.
E il Teatro era presso Astorri e Tinitinelli
E il Teatro era Astorri e Tintinelli
E Astorri e Tintinelli crearono “La Ballata di Woizzecco”.
Il sodalizio che unisce Alberto Astorri e Paola Tintinelli nasce infatti nel lontano 2002 proprio grazie a questo lavoro, che i due artisti-demiurghi intrapresero senza scadenze o date di riferimento, né un punto di arrivo o ruoli predefiniti, sulla base di un dramma aperto, di per sé frammentario e incompiuto, di cui non potevano fare a meno di innamorarsi: il “Woyzeck” di Büchner.
“La Ballata di Woizzecco” di Astorri e Tintinelli nasce come rilettura, riscrittura anzi di più ri-creazione di un testo teatrale che rappresenta, forse mai come in questo caso, un relativo assoluto che può prendere finalmente forma e vita soltanto attraverso il suo tradimento in forma di delirio sapientemente destrutturato. Per chi ha avuto modo di conoscere, e amare, i loro spettacoli successivi, si tratta di un’occasione per comprendere come i semi di ciò che anche oggi caratterizza questa Compagnia così unica nel panorama teatrale italiano siano stati piantati allora, sin dalla sua genesi. La libertà, in primis, una libertà rara, sinceramente artistica, che consente loro di “rompere” e apparentemente stravolgere sia l’opera di Büchner sia, in senso lato, ritualità e codici del Teatro, e allo stesso tempo di comprenderli e interpretarli riuscendo così, paradossalmente, a incarnarne la più pura essenza.
In uno spettacolo mai uguale a se stesso, non soltanto rispetto alla “prima edizione” di quasi venti anni fa, ma in costante divenire di replica in replica, ogni elemento (attori, suoni, musiche, luci, una scenografia folle e caotica dove ogni elemento è casualmente necessario, o necessariamente casuale…) è protagonista in un circo disumanizzato, che ben rappresenta la società contemporanea. Sulla scena e fuori. Non a caso l’imbonitore-aguzzino, a un cero punto, punta un riflettore proprio verso il pubblico, non più solo guardone-credulone ma complice. Aguzzini e vittime, tutti in bilico sull’orlo di uno stesso precipizio, come goffi cavallini obbligati all’ossessiva ripetizione di azioni di cui non si riesce a comprendere il senso ultimo, se non l’inevitabile tragedia finale. La compiuta incompiutezza dell’opera, la perfetta imperfezione (e imprevedibilità) della messa in scena, le qualità straordinarie e complementari di Alberto Astorri e Paola Tintinelli sembrano esser state create per sostenersi ed esaltarsi a vicenda.
Sin dal principio. Perchè in principio era il Teatro. E il Teatro era, e continuerà a essere, Astorri e Tintinelli.
Andato in scena dal 19 al 22 dicembre al Teatro della Contraddizione di Milano.
A.B.