“L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO ” – GLI ELFI ARRIVANO ALLA SALA UMBERTO DI ROMA!
Lunghi applausi per il divertente e istrionico “L’importanza di chiamarsi ERNESTO” nell’adattamento di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia, in scena fino al 24 febbraio alla Sala Umberto di Roma. Il palcoscenico, con una scenografia minimalista e post-moderna, si riempie di tonalità e colori, grazie all’interpretazione eccentrica e leziosa. Esilarante è l’ingresso in scena dei personaggi sulle note di “I will survive”.
Aristocratica, rigida e sarcastica è Ida Marinelli, nei panni di Lady Bracknell. Caricaturali, smagliati, lustrati e sopra le righe, simili a testimonial di uno spot pubblicitario, sono Riccardo Buffonini e Giuseppe Lanino, rispettivamente nelle vesti molto british dei galantuomini Algernon e John Worthing. Elena Russo Arman è l’occhialuta e civettuola Gwendolen, Camilla Violante Scheller la giovanissima e disinibita Cecily. Nicola Stravalaci è il maggiordomo, mentre Luca Toracca veste la tonaca del pavido reverendo Chasuble, segretamente invaghito dell’inflessibile Miss Prism, interpretata da Cinzia Spanò.
La più famosa e brillante delle pièce comiche del genio di Oscar Wilde prende in esame le abitudini e i formalismi della buona società inglese di fine Ottocento. Dietro la maschera del riso e della spensieratezza evasiva di un mondo pervaso di estetismo, svela una critica intramontabile alla vacuità di un inconsistente mondo di frivolezze. E, nel mentre, la beffa si consuma articolata e spassosa, fino alla rivelazione finale, che lascia aperto l’interrogativo sulla più corretta traduzione italiana per il titolo dell’opera di Wilde, che in inglese permette un gioco di parole tra il nome Ernesto e il significato di Onesto, ma che in italiano si riduce solo a una semplice e più velata assonanza.
Sardone/Zito